Parità dei sessi

Cécile DeWitt-Morette e il sogno di eguali diritti

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Il fisico matematico franco-americano Cécile DeWitt-Morette, morta l’8 maggio all’età di 94 anni, non sopportava gli ostacoli. Con il suo atteggiamento franco, il suo sguardo penetrante e i capelli corti da folletto, proiettava un’aria di impegno serio, come un pilota in solitaria che deve stabilire un nuovo record.

Se da un lato amava profondamente e rispettava il più famoso (almeno nel mondo della fisica) marito, Bryce DeWitt, la sua vita ha chiarito in maniera assoluta quanto fosse audacemente indipendente e una forza a tutti gli effetti.

A partire dal bombardamento della casa di famiglia durante la Seconda Guerra Mondiale che causò la tragica morte della madre, della sorella e della nonna, la vita non le fu mai facile. Né le sue scelte furono mai semplici. Affrontò decenni di discriminazione per il fatto di essere una donna in un campo di dominio maschile e in seguito la sfida di gestire la morte di Bryce per un tumore al pancreas, la lotta di una delle sue figlie con un disturbo ossessivo-compulsivo e le difficoltà della vecchiaia. Eppure ha resistito e prosperato, ritagliandosi il tempo sufficiente per i suoi molti hobby e le sue attività intellettuali fino alla fine.

Cécile Morette (il suo nome da ragazza) era nata il 21 dicembre del 1922 da una famiglia della classe media della Normandia. Originariamente sognava di diventare un chirurgo. La madre le suggerì di studiare prima matematica per perfezionare la logica e ampliare i propri orizzonti. I suoi studi le piacquero talmente tanto che decise di completare un corso di laurea in quel campo.

Nella primavera del 1944, Morette aveva 21 anni, e come molti suoi coetanei voleva viaggiare per il mondo e vivere qualche avventura. Tuttavia, durante l’occupazione nazista della Francia (iniziata 4 anni prima) le giovani donne potevano viaggiare senza essere accompagnate solo per buone ragioni. Volendo vedere Parigi e divertirsi un po’, si iscrisse a un corso avanzato di matematica. Il 6 giugno, il D-Day, stava facendo un esame quando un disastro colpì la sua città natale a miglia di distanza.

Il mondo celebra quella data per via dell’invasione alleata della Normandia e l’inizio della fine del Terzo Reich. Ma spesso si dimenticano i tremendi danni collaterali, incluse le vittime civili causate dal bombardamento alleato delle città chiave lungo la costa per impedire ai tedeschi di ritrarsi, riorganizzarsi e/o inviare rinforzi. Tra i centri abitati devastati spicca Caen, dove un attacco di bombe vaganti, destinato a distruggere i ponti, colpì e rase al suolo molte case, inclusa quella in cui vivevano i Morette.

Improvvisamente e tragicamente, Morette restò di fatto sola e costretta a prendersi carico della propria vita senza l’aiuto di nessuno. Proseguendo gli studi all’Università di Parigi, trovò lavoro nel laboratorio di fisica nucleare di Iréne Joliot-Curie (figlia di Marie e Pierre) e di suo marito Frédéric. Nel 1947 completò il PhD sul tema delle forze nucleari e accettò due post-doc di fila, uno a Dublino sotto Erwin Schrödinger e Walter Heitler, l’altro a Copenaghen sotto Niels Bohr.

L’anno seguente, Robert Oppneheimer, direttore dell’Istituto di Studi Avanzati (IAS) a Princeton, invitò Morette come ricercatore ospite. Con Albert Einstein, John von Neumann and Kurt Gödel tra i membri di facoltà, lo IAS era probabilmente il posto più prestigioso per lavorare nella fisica dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Accettò volentieri l’offerta, nonostante all’inizio non si rendesse conto della sua reputazione stellare, immaginandola come un’altra avventurosa opportunità di viaggio e di ricerca. Prevedeva di passare uno o due anni negli Stati Uniti e poi alla fine di tornare in Francia.

Grazie a Freeman Dyson, un altro studioso ospite dello IAS, la visita fu più divertente di quando immaginasse. Dyson stesso era di basso profilo, ma di recente aveva incontrato Richard Feynman e trovò contagiosa la sua passione per l’avventura. Dyson raccontò a Morette del nuovo formalismo integrale a cammini di Feynman (noto anche come integrale funzionale o “somma sulle storie”), un nuovo e potente metodo per eseguire calcoli nella fisica delle particelle e, in particolare, nell’elettrodinamica quantistica, che lei trovò intrigante. Lui sottolineò che la tecnica non era ancora matematicamente rigorosa.

Il metodo dell’integrale a cammini in meccanica quantistica generalizza la meccanica classica di Newton sostituendo la traiettoria singola di una particella con una somma pesata di ogni cammino fisicamente consentito. È come calcolare il tempo del tragitto di un pendolare considerando tutti i percorsi che può prendere da casa al lavoro e ritorno, e non solo il tragitto che prende realmente e pesando ciascuno di essi in base a quanto sia ottimo. Feynman mostrò come la sua tecnica si applicasse allo spostamento di Lamb (uno spostamento nella linea dello spetto rilevato da Willis Lamb) e ad altri dilemmi quantistici. Come dimostrò Dyson, erano equivalenti a un approccio di calcolo meno intuitivo ma matematicamente più coinvolto sviluppato nello stesso periodo dal fisico di Harvard Julian Schwinger.

Dopo le discussioni sui metodi di Feynman, Dyson e Morette decisero di fare il lungo viaggio in treno a Ithaca per fargli visita. Feynman all’epoca era professore alla Cornell University. Dopo averli presi alla stazione, quella sera suonò per loro il bongo (la sua passione). Li sorprese anche con qualche calcolo lampo. Tornarono allo IAS esultanti.

Impressionata dal potere del metodo dell’integrale a cammini di Feynman, Morette decise di applicare le proprie capacità matematiche per stabilizzarlo su una base più solida. Nel farlo, contribuì a promuoverne l’uso per una vasta gamma di applicazioni in fisica. Grazie a Morette, non solo i diagrammi di Feynman (schizzi stenografici di interazioni di particelle), ma anche l’apparato matematico che c’era dietro il loro uso divenne vastamente noto.

Nell’autunno del 1949, Dyson aveva lasciato lo IAS (sarebbe tornato in seguito come membro permanente) e arrivò un altro giovane brillante ricercatore, Bryce Seligman DeWitt (nato Carl Bryce Seligman nel 1923). Il principale interesse di DeWitt, fisico americano in procinto di completare il PhD sotto Schwinger, era l’applicazione dell’elettrodinamica quantistica al campo della gravitazione, che fino a quel momento era stato compreso solo dal punto di vista della fisica classica. DeWitt e Morette si piacquero subito e iniziarono a uscire insieme.

Un giorno, durante la cena dopo un’escursione in canoa, DeWitt le chiese di sposarlo. Morette era confusa, poiché non pensava di restare in America, ma sperava piuttosto di tornare in Francia. All’inizio disse di no. Poi però, dopo aver pensato alle opzioni che aveva, suggerì un piano ingegnoso. L’avrebbe sposato a condizione che trovassero un modo di passare tutte le estati in Francia. Quella condizione, che lui accettò volentieri, la portò a fondare la Scuola Estiva di Les Houches nelle suggestive Alpi francesi.

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In funzione ogni estate dal 1951, Les Houches è stata un grande successo, annoverando tra studenti e professori molti stimati fisici – come i Premi Nobel Wolfgang Pauli, Enrico Fermi, John Bardeen, Murray Gell-Mann, così come stimati fisici quali Yuval Ne’emen e molti altri nomi importanti. In particolare, i campi tecnici e teorici, come la supergravità e le superstringhe, beneficiarono dell’atmosfera rilassata delle sue lezioni estive, diffondendo informazioni sui nuovi metodi usati in quelle discipline (come l’aggiunta di dimensioni alle teorie del campo) prima che venissero insegnate nelle università.

Nel corso della prima metà degli anni Cinquanta, i DeWitt viaggiarono intorno al mondo, saltando da una posizione all’altra. Altrettanto avventuroso, di mentalità indipendente e non convenzionale, Cécile e Bryce erano la coppia perfetta, e andavano perfettamente d’accordo.

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Una decisione fuori dal coro presa da Bryce si dimostrò strumentale per le loro carriere. Nel 1953, Bryce partecipò a un concorso sponsorizzato dalla Gravity Research Foundation, un’organizzazione di nicchia fondata dall’industriale Roger Babson per ricercare il possibile sviluppo di un meccanismo di schermo contro la gravità (in altre parole, “l’anti-gravità”) per produrre sistemi di propulsione. Il saggio di Bryce – ragionato, serio e per niente di nicchia – vinse il primo posto.

Dopo aver appreso della vittoria di Bryce DeWitt, Agnew Bahson, il ricco proprietario di una società di condizionatori d’aria con una forte passione per la fisica, lo finanziò per dirigere una nuova unità di ricerca all’Università della North Carolina, Chapel Hill, a partire dal 1956, chiamata Istituto per la Fisica dei Campi. Bahson finanziò anche la prima grande conferenza americana sulla relatività generale e sulla gravitazione, tenutasi in quell’università l’anno seguente e organizzata da Cécile con l’aiuto di Bryce.

Stabilitisi a Chapel Hill, i DeWitt iniziarono a metter su famiglia – quattro figlie, che stabilirono la regola che non si dovesse discutere di fisica a tavola (una regola che i due infransero spesso) – favorendo così una normale vita familiare al di fuori del lavoro.

Mentre Bryce fu nominato professore ordinario, Cécile, benché altrettanto capace, fu esclusa a causa di regole di nepotismo arcaiche e non scritte che sembravano concepite per lasciare alla porta più donne che uomini (un primo esempio di tale esclusione fu il Premio Nobel Maria Goeppert Mayer, che completò molti dei suoi primi lavori senza essere pagata perché suo marito Joseph Mayer era un professore alla Johns Hopkins e quindi a lei fu impedito di prendere una cattedra).

Nonostante il PhD, le capacità organizzative e le credenziali stellari, a Cécile fu assegnato solo il meno pagato posto di lettore. Molti colleghi, senza troppe cerimonie, attribuirono a Bryce il merito del lavoro che lei completò; da qui la sua successiva adozione del nome DeWitt-Morette.

Credendo fortemente nei pari diritti, i DeWitt iniziarono a cercare un’università che li impiegasse entrambi come professori di ruolo. Sarebbero stati necessari 15 anni per raggiungere questo obiettivo. Nel 1972, l’Università del Texas a Austin li assunse entrambi come professori, consentendo loro di avere finalmente l’eguaglianza accademica. Ormai Bryce si era fatto un nome nel campo della gravità quantistica, mentre Cécile aveva molte pubblicazioni in fisica matematica. Ad Austin passarono insieme più di 3 felici decenni.

Uno dei loro molti successi insieme arrivò nel 1973 quando viaggiarono fino al deserto della Mauritania dove l’atmosfera era secca, nitida e calma. Lì condussero test specifici sulle predizioni di relatività generale di Einstein durante un’eclisse di Sole. Cécile guidò il team di ricerca, con Bryce e altri membri dell’Università del Texas ad assisterla.

Purtroppo, il 23 settembre 2004, Bryce è morto per un tumore al pancreas. Cécile era di nuovo sola, tranne ovviamente per l’affetto e il supporto delle sue figlie, che aveva incoraggiato ad essere forti e indipendenti. Ad una di esse è stato diagnosticato un disturbo ossessivo-compulsivo, che ha ispirato Cécile a diventare presidente di un gruppo chiamato Planned Living Assistance Network, che aiuta le famiglie con figli grandi affetti da malattie mentali.

DeWitt-Morette ha continuato ad essere attiva fino ai 90 anni, credendo nella necessità di organizzare il proprio tempo per mantenere una vita equilibrata, compresi viaggiare e fare esercizio fisico (era cintura marrone di judo e amava lo sci).

Nel 2011, principalmente come riconoscimento per le sue attività a Les Houches, è stata insignita del titolo di Ufficiale della Legion d’Onore francese (aveva ricevuto la medagli della Legion d’Onore anni fa). Uno dei suoi ultimi compiti è stato quello di mettere insieme le memorie di Bryce dai suoi numerosi scritti personali, dal titolo The Pursuit of Quantum Gravity.

La totale uguaglianza tra uomini e donne è ancora un sogno nella scienza. C’è ancora una grande disparità nel numero di premi, cattedre ecc. Ma Cécile DeWitt-Morette aveva uno spirito indomito. “Non piangere, organizzati!” un’espressione del cantante folk Joe Hill che le potrebbe essere ugualmente attribuita.

Ha vissuto il sogno di eguali diritti e ha ispirato generazioni di studentesse, ricercatrici e altre donne ad ottenerli.

Bravo, Professore, per una vita ben vissuta!

Fonte: Forbes