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Dormire tanto o dormire bene? Quanto conta la qualità del sonno

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Aprile dolce dormire, recita un detto popolare. E forse proprio in previsione dell’arrivo dell’equinozio di primavera, nel mercoledì che lo precede si festeggia la Giornata mondiale del Sonno. Quest’anno la celebrazione, promossa dalla World Sleep Society e dedicata ai benefici del buon sonno e all’informazione sui disturbi che la sua mancanza può causare, cade il 16 marzo.

Da noi, l’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (AIMS) organizza una serie di eventi, inclusa una “maratona del sonno” che tratterà gli aspetti sociali, culturali e medici della qualità del sonno e come migliorarla.

Una sessione dell’evento sarà inoltre dedicata alla qualità del sonno durante la pandemia, con particolare riferimento agli adolescenti e all’insonnia.

I 10 danni causati dalla mancanza di sonno

I benefici derivanti da un buon sonno sono ben noti a tutti. Riposare bene e per il tempo necessario ha un’importanza fondamentale nel mantenimento dello stato di salute. Dormire poco o male ha invece effetti nocivi immediatamente visibili, spesso a lungo termine, a volte persino insospettabili.

Partiamo dai danni fisici che ci possono derivare da sonni brevi e di scarsa qualità. Il primo è un classico che abbiamo sperimentato tutti almeno una volta nella vita: l’emicrania. Dormire male può portare all’insorgenza di cefalee croniche concentrate su un lato del cranio.

Possono poi verificarsi problemi alla vista e all’intestino. Infatti una mancanza prolungata di sonno restringe il campo visivo, causando una compromissione della visione periferica e facendoci vedere doppio. Secondo alcuni studi favorisce anche lo sviluppo di malattie infiammatorie dell’intestino, come la colite e il morbo di Chron, e peggiora i sintomi del reflusso gastro-esofageo.

Tuttavia l’insonnia o il sonno interrotto portano con sé anche patologie che mai si sospetterebbero collegate a una scarsa qualità del sonno. Prima tra tutte il raffreddore: chi dorme meno di 7 ore è più soggetto a virus e stress, perché un buon riposo è alla base della regolazione di alcuni tipi di globuli bianchi essenziali per la risposta immunitaria.

Inoltre, privarsi del sonno crea uno squilibrio negli ormoni che regolano lo stimolo della fame, favorendo l’obesità. Un sonno continuamente interrotto sarebbe anche una possibile causa dell’insorgenza di alcune varianti di tumore, come quello del seno. Infine, un cattivo sonno compromette le nostre capacità motorie, influenzando soprattutto la coordinazione.

Per quanto riguarda la sfera psicologica e cognitiva, dormire poco e male riduce il desiderio sessuale, causa problemi di memoria e di apprendimento e ci provoca sbalzi d’umore. Una buona dormita, invece, garantisce il riposo del cervello e il mantenimento di un buon equilibrio psichico e intellettivo.

Chi dorme di più?

Se la cattiva qualità del sonno ha spesso motivazioni “pratiche” (lavoro a turni, abitazioni rumorose, preoccupazioni) la durata del sonno può dipendere anche da ragioni di natura culturale o geografica. Da questo punto di vista è interessante vedere come lo stile di vita, le abitudini familiari o il clima influenzino nel mondo la durata del sonno e gli orari di sveglia e coricamento.

Secondo alcune ricerche, il popolo che dorme meno al mondo sarebbero i giapponesi, che si abbandonano tra le braccio di Morfeo per poco più di 6 ore. In media fanno più tardi il venerdì sera, mentre la domenica mattina si svegliano relativamente presto.

Durante la settimana vanno a letto molto tardi, dopo la mezzanotte. Sono battuti solo dagli spagnoli, che però si svegliano molto più tardi. In media, in Spagna si va a dormire dopo la mezzanotte ma durante la stagione estiva si tende a fare le ore molto piccole.

A quanto pare il clima ha una grande influenza sulle abitudini legate al sonno: nel paesi del Nord Europa si va a letto prima e ci si sveglia presto, mentre a sud, in Italia o in Francia, si tende a procrastinare. In effetto, uno studio sugli svedesi ha appurato che le ore dedicate al sonno sono di più nella stagione invernale, colpa senz’altro del buio e della temperatura. Anche nel Nord America si dorme di più in inverno e in generale nel fine settimana, anche se in canadesi si riposano qualche minuto di più rispetto agli americani.

Alcuni popoli hanno inoltre l’abitudine del sonnellino pomeridiano per compensare il riposo perso durante la notte. Non solo nel sud del mondo, dove la “siesta” è praticamente un’istituzione, ma anche negli Stati Uniti e in Giappone, dove si pratica l’inemuri, ovvero l’usanza di addormentarsi ovunque ci si trovi, anche sul posto di lavoro, senza che ciò costituisca motivo di imbarazzo.

Pisolino, sì o no?

Quella del pisolino pomeridiano è un’abitudine che non tutti possono permettersi e che fa molto discutere. Tuttavia, secondo alcuni ricerche, dormire al pomeriggio fa bene, migliorando la memoria, contribuendo al mantenimento di una pressione arteriosa ottimale e aumentando la nostra capacità di concentrazione.

Non bisogna dormire troppo però: per avere benefici dalla pennichella pomeridiana bastano una ventina di minuti, altrimenti si rischia di risentirne per il resto della giornata. Bisogna inoltre evitare di addormentarsi immediatamente dopo pranzo ma non andare oltre le 16.00 per non rovinarsi il sonno notturno. Infine, meglio il letto che il divano o la poltrona, per risvegliarsi perfettamente riposati.

L’ultimo consiglio degli esperti è comunque di non esagerare con il sonno. Perché se dormire bene e a sufficienza fa bene, dormire troppo fa male.

Superare le 8 ore per notte può infatti portare a problemi cardiocircolatori e il rischio di sviluppare un ictus. Insomma, il troppo stroppia anche quando si dorme. Meglio mettere la sveglia.

Foto di asundermeier da Pixabay