Esplosione della bomba atomica

Rivelazione: la fissione nucleare ha un debito con la donna delle pulizie

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La Sora Cesarina Marani, in arte donna delle pulizie al Regio Istituto di Fisica di Via Panisperna, a Roma, mai avrebbe immaginato che quel giorno di una calda ottobrata romana – il 22 ottobre 1934, per la precisione – sarebbe stata scritta una pagina di storia della scienza che molto deve alla sua disattenzione.

Da mesi, i “ragazzi di via Panisperna” cercavano una chiave agli esperimenti di “bombardamento” degli atomi con neutroni. Ma non c’era verso di far quadrare le prove di laboratorio: ogni volta era un risultato diverso. E in scienza, si sa, tanta variabilità è sospetta.

Cerca che ti ricerca, vien fuori che a Cesarina Marani faceva fatica portar su per le scale i secchi d’acqua per lavare i pavimenti.

E quindi, da donna pratica qual era, li riempiva nottetempo al rubinetto del laboratorio e li nascondeva sotto al tavolo da lavoro dei controversi esperimenti.

E l’acqua, per chi non lo sapesse, ha un effetto “rallentante” sul movimento dei neutroni.

Chiarito l’equivoco, ecco che si accende la luce della scoperta: rallentando i neutroni fu possibile realizzare il primo esperimento di fissione nucleare, l’anticamera della bomba atomica.

Fermi e i suoi “ragazzi” si son guardati bene dal rivelare quanta parte ebbe, sulla scoperta, l’inavveduta pigrizia della Sora Cesarina, alla quale il libro di Cardone e Mignani ha restituito giusta gloria. Tanto da portarla sulle pagine del Guardian.

The Guardian, 24 settembre 2001 “Rivelazione: la fissione nucleare ha un debito con la donna delle pulizie” di Rory Carroll

67 anni dopo aver lavato il pavimento dell’Istituto di Fisica di Roma, Cesarina Marani e i suoi secchi sono finiti sotto inchiesta per aver inaugurato l’era atomica.

Secondo un nuovo libro è stata lei ad aiutare Enrico Fermi, uno dei grandi fisici dell’ultimo secolo, a superare l’ostacolo per la scissione dell’atomo di uranio, mettendolo sulla buona strada per la costruzione della prima bomba atomica, che avverrà dieci anni dopo a Los Alamos.

In qualità di guida del leggendario Istituto di Fisica di via Panisperna, a Roma, Fermi era un pioniere degli esperimenti sui neutroni, che usava per bombardare alcuni elementi chimici. Ma non riusciva a sfruttarne la forza, perché non trovava un modo per predire i conseguenti livelli di radiazione.

I secchi della Signora Marani contenevano l’ingrediente mancante per stabilizzare gli esperimenti: l’acqua.

Mentre ramazzava le piastrelle di un corridoio, aveva lasciato tre secchi sotto il tavolo da lavoro di uno degli scienziati, che era finito sotto osservazione per via dei risultati anomali delle sue ricerche.

Due colleghi avevano notato i secchi e, sospettando che fossero all’origine delle anomalie, lo avevano detto a Fermi.

Secondo il libro Enrico Fermi e i secchi della Sora Cesarina, il fisico italiano riconobbe subito la soluzione a tutti i suoi problemi. Provò il suo esperimento in un secchio d’acqua e scoprì che in quel modo i neutroni impattavano con più forza e in modo coerente.

Nel corso degli anni, Fermi e i suoi colleghi, ora scomparsi, furono interrogati molte volte sulla loro scoperta, ma mai hanno menzionato il ruolo della Signora Marani, anch’ella morta anni fa.

Il suo coinvolgimento è stato riscoperto da due fisici, Fabio Cardone e Roberto Mignani, che hanno rispolverato gli esperimenti di Fermi in un libro per il centenario della sua nascita, che cade sabato 29 settembre 2001.

Gli autori hanno saputo della pulitrice da Mario Berardo, il guardiano in pensione dell’Istituto, che aveva assistito all’esperimento dei secchi il 22 ottobre 1934, poco prima dell’ora di pranzo.

La Signora Marani ha continuato a lavorare all’Istituto fino al suo anonimo pensionamento, mentre Fermi è avanzato verso la fama, la gloria e il premio Nobel.

Riuscì infatti a dimostrare che in quasi tutti gli elementi colpiti da neutroni avviene una trasformazione nucleare, aprendo la via alla scoperta dei neutroni lenti, della fissione nucleare e della cosiddetta teoria del decadimento beta.

Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, Fermi fuggì negli Stati Uniti per salvare sua moglie, ebrea, dal regime fascista di Benito Mussolini.

Nel 1944 disegnò e realizzò, a Chicago, il primo reattore nucleare, per poi spostarsi nel laboratorio di Los Alamos, nel Nuovo Messico, aggregandosi al Progetto Manhattan per la costruzione della prima bomba atomica.

L’articolo fu poi ripreso da:

The Tribune (ediz. India), 27 settembre 2001 “La donna delle pulizie che ha inaugurato l’era atomica