Ottica di Euclide

L’ Ottica o “l’errore di Euclide”

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L’Ottica di Euclide (scritta agli inizi del III secolo a. C.) è il primo trattato di ottica geometrica di cui si abbia notizia ed anche, sempre per quel che ne sappiamo, l’unica opera che Euclide abbia elaborato in modo del tutto originale. Essa testimonia con chiarezza una brusca cesura metodologica nell’approccio al problema della visione rispetto alle opere precedenti che ci sono giunte. Questa nuova impostazione ebbe un notevole successo: di lì a poco fiorirono, sulle stesse basi geometriche, numerosi trattati sulla riflessione e, probabilmente, anche sulla diottrica (cioè sul passaggio della luce in mezzi diversi).

L’Ottica, come le altre opere di Euclide, ha la forma del trattato assiomatico deduttivo, coerente e sintetico. Il problema della visione vi viene ridotto alla visione dei contorni e, in definitiva, alla geometria: elemento fondamentale della costruzione è il “cono visuale” formato dai raggi che dall’occhio incidono sui contorni dell’oggetto; la grandezza apparente di un oggetto è data così dall’ampiezza dell’angolo al vertice del cono (cioè alla pupilla) e la posizione dalla posizione relativa dei raggi nel campo visivo.

L’Ottica ebbe numerosi commentatori e fu studiata con attenzione e devozione in tutta l’Antichità, nel Medioevo e agli inizi dell’Evo Moderno. È alla base dell’attuale ottica geometrica ed è stata l’origine, diretta o indiretta, della moderna prospettiva.

Dal Rinascimento, però, è stata confusa con i propri commentarii, è andata persa e dimenticata. Persino la pubblicazione nel 1895 di un manoscritto appena ritrovato e considerato l’originale euclideo ha destato tanto poco interesse che questa ne è la prima pubblicazione in italiano.

Il motivo di tanta disaffezione risiede nel fatto che l’Ottica è stata considerata sbagliata. Due sarebbero gli errori di Euclide in quest’opera: primo, e più fondamentale, l’aver supposto che la visione avvenga tramite raggi emessi dagli occhi; secondo, l’aver creduto che la luce sia composta da raggi rettilinei. Si tratta, in realtà, in entrambi i casi, di errori di lettura dell’opera euclidea, dovuti ad un’indebita ontologizzazione degli enti di quella teoria.

È interessante notare che tale fiducia nell’esistenza di un “vero” identico nella realtà e nella teoria ha avuto come vittima anche l’Ottica di Newton, un altro dei grandi trattati di ottica della storia. Pubblicata nel 1704, l’Ottica fu a lungo considerata uno dei gioielli di Newton. Ma proponeva una teoria corpuscolare della luce, così, con l’avvento della teoria ondulatoria, fu rigettata come un magnifico errore.

Tratto dal libro Ottica, Immagini di una teoria della visione