Le vendite dei libri sono in calo: il 2018 si è chiuso con un segno meno. In molti hanno analizzato i dati, cercato trend, azzardato previsioni. Una delle analisi più interessanti è però quella di Alessandra Rotondo sul Giornale della Libreria, un approfondimento che non condivide il pessimismo di molti.
La sua ipotesi è che il calo delle vendite non debba necessariamente significare che non ci sono più lettori; al contrario, partendo da un assunto innegabile – “le storie si nascondono ovunque” – l’articolo conclude che si legge altrove. Dove? Beh, nell’era del digitale e dei social media, è proprio qui che si devono ricercare le forme alternative di narrazione, laddove i lettori non mancano.
Primo tra tutti Instagram: dal primo romanzo epistolare alla narrazione visiva attraverso le immagini, il racconto passa per forme ibride che possono sollevare l’interesse di un pubblico più vasto e meno attratto dalla lettura. Un po’ com’è stato, nei primi anni 2000, per il graphic novel, anche il visual story-telling risulta una forma più immediata e fruibile (e forse molto più aperta ad interpretazioni soggettive di quanto non sia la parola scritta). Per questo è stata subito sperimentata per diffondere ogni tipo di contenuto: la New York Public Library, ad esempio, proprio su Instagram ha animato alcuni classici della letteratura anglosassone, salvandoli nelle storie in evidenza del suo profilo, per rendere il testo più intrigante con la presenza di immagini in movimento.
Tuttavia gli smartphone hanno le proprie esigenze, prima tra tutti – la rapidità. Si stanno così affermando piattaforme per la pubblicazione di testi molto brevi, come ad esempio Tap, una app in cui le storie vengono raccontate come in una chat. Ad ogni tocco dello schermo, l’utente prosegue la lettura: l’applicazione conta ormai oltre 100 milioni di utenti. Una sua nuova versione ospita autori di gialli, noir e thriller, alternando il testo con foto, video, e addirittura videochiamate e messaggi vocali, offrendo la possibilità di consultare un archivio di oltre 300.000 storie in dieci lingue.
Un altro caso interessante è quello di Serial Box, una casa editrice digitale che pubblica serialized fiction, ovvero storie in 10-15 episodi a cadenza settimanale, in formato e-book e audio. Gli episodi durano una quarantina di minuti, sono auto-concludenti ma anche funzionali per l’intera storia: quasi un ritorno alle dispense mensili dei romanzi vittoriani, ma anche un esempio perfetto di adeguamento della narrativa alla formula ormai più che collaudata delle serie TV. La casa editrice ha da poco inaugurato un’ulteriore forma di narrazione, storie brevi come un tweet da ricevere gratuitamente ogni lunedì mattina: il Micro Monday.
La narrazione sembra quindi non avere ormai più confini, e gli autori, ben lungi dal piangere sui dati negativi, sembrano aver abbracciato le nuove forme dell’era digitale. Storie e personaggi entrano ed escono dai libri e dalle fiction televisive, o corrono rapidi da una app all’altra. In un modo o nell’altro, il racconto continua, e ci sarà sempre qualcuno che lo leggerà.