Mio figlio è nato nel 2009 ed è, come li ha definiti il professor Marc Prensky, un “nativo digitale”. Usa i dispositivi elettronici nel modo che solo un nativo digitale può fare.
Apprende come tutti i bambini l’uso del touch screen in modo pauroso, passando da un’app all’altra senza alcun problema. Da poco ha cominciato a leggere anche fuori dalle aule scolastiche, e questo non può che farmi piacere: piccoli racconti, libri per bambini e logicamente fumetti.
Se i nostri fumetti erano nati su carta e poi per ovvi motivi finiti in TV, con i cartoni animati di oggi il processo è inverso e, bisogna dirlo, è una mossa più che “azzeccata”.
Con la scusa di continuare a conoscere i vari personaggi delle serie tv per bambini – guai a chiamarli ancora “cartoni animati” – i bambini sono invogliati a leggere e a sfogliare le graphic novel per bambini (guai a chiamarli “fumetti”), facendo conoscenza anche con i suoni onomatopeici.
Quindi, una volta al mese mi reco in edicola e acquisto dai 10 ai 15 euro di graphic novel, con grande soddisfazione di mio figlio e dell’edicolante, specie ormai sempre più rara.
Una sera, tornato a casa, mi ero dimenticato di passare in edicola a prelevare la mia “fascetta” di fumetti – sorry, graphic novel – e gli occhi da gatto di Shreck di mio figlio mi hanno fatto sentire il peggior papà del mondo.
Per cercare di rimediare alla mia dimenticanza e accontentare la voglia di lettura del giovane lettore, ho preso il mio tablet e cercato sullo store un fumetto (acc… ci sono ricascato) dei suoi personaggi preferiti.
Con mia sorpresa erano presenti pochissimi titoli e alcuni anche molto datati. Ho trovato un fumetto del suo cane investigatore preferito e dopo cena l’ho visto gettarsi sul divano con la foga di chi vuole divorare il libro in meno di un’ora.
Dieci minuti dopo ha spento l’iPad e si è messo a giocare con i mattoncini delle costruzioni. Alla mia domanda se avesse già finito, ha risposto che “non è c’è gusto”: non gli piace leggere così, è meglio il fumetto (questa volta lo ha detto lui, e ci può stare).
Cosa fa di un nativo digitale, un lettore cartaceo?
Incuriosito da questo comportamento ho fatto una ricerca su Internet e in effetti alcuni dati, magari un pochino vecchi (di due anni), dimostrano che i bambini e i ragazzi preferiscono leggere ancora su carta e usano i dispositivi digitali solamente per svagarsi con i milioni di app a disposizione.
Poi mi sono imbattuto in un articolo del marzo 2017, supportato da una ricerca precedente che conferma come ragazzi e bambini preferiscano leggere su carta, invece che usare uno schermo luminoso, perché l’uso di un dispositivo mobile non fa altro che distrarre l’attenzione dalla lettura, dato che consente al lettore di passare dall’app per la lettura a un’altra app con estrema facilità.
La ricerca mostra che la lettura dei libri è il modo più efficace, sia per migliorare, sia per mantenere le competenze di alfabetizzazione, anche se poi, sempre la stessa ricerca, dimostra che i giovani leggono sempre meno.
Come pendolare amo il mio tablet più di ogni cosa. Quando non c’è qualcuno con cui parlare o – e capita molte volte – non voglio parlare con sconosciuti desiderosi soltanto di gettare i loro problemi sulle mie spalle, accendo il tablet e apro l’app per leggere l’ultimo ebook acquistato.
Gli ebook sono comodi, ne posso acquistare 3/4 contemporaneamente e leggerli parallelamente senza portarmi 5 chilogrammi di peso nello zaino, ma prima di passare all’ebook anch’io ho letto i fumetti, i libri 100 pagine a 1000 lire e i grandi classici.
Forse l’evoluzione umana e quella della lettura vanno di pari passo, e devono crescere insieme per capirsi meglio e amarsi per sempre. L’importante è stimolare i bambini alla lettura in qualsiasi modo.