È un fatto straordinario che alcuni politici possano mentire alla gente, pubblicamente e ripetutamente, senza alcuna conseguenza.
In Lie to Me, serie tv ispirata agli studi di Paul Ekman, pioniere nella ricerca delle connessioni tra gli stati emotivi e le espressioni facciali, il protagonista Tim Roth analizza le espressioni facciali aiutando l’FBI e altre organizzazioni a scovare i colpevoli.
Bisognerebbe adottare questo sistema anche con questi politici per verificare la loro credibilità e accertare che ciò che dicono non sia solamente una bugia elettorale.
Bisogna ammettere che la menzogna è sempre stata l’arma prediletta dalla politica. Si dice che tutto sia cominciato con Paul Joseph Goebbels, Ministro della propaganda del Terzo Reich tra il 1933 e il 1945, a quale si attribuisce la frase: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità.”
Anche George Orwell scrisse: “Il linguaggio politico è concepito in modo da far sembrare vere le bugie e rispettabile l’omicidio, e per dare parvenza di solidità all’aria.”
Ancor prima, il filosofo e politico Francis Bacon usò una citazione di Plutarco: “Calunnia senza timore: qualcosa rimane sempre attaccato.” Una raccomandazione ad attaccare sempre l’avversario politico perché anche se le ferite delle calunnie si rimarginavano in fretta, le cicatrici a ricordo restavano per sempre.
La disonestà è parte integrante del nostro mondo sociale, e influenza vari settori, dalla finanza alla politica fino ai rapporti personali.
Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience ha documentato che le digressioni del codice morale sono spesso descritte come una serie di piccole violazioni che crescono nel tempo, dimostrando la graduale escalation della disonestà autocentrante e rivelando il meccanismo neurale che lo supporta.
Questo studio spiega il motivo per cui alcune persone dicono bugie e assurdità monumentali senza vergognarsi.
Attraverso una sorta di gioco, i ricercatori hanno invitato i partecipanti all’esperimento a mentire in cambio di soldi. Gli scienziati hanno messo sotto la lente l’amigdala, quella regione del cervello che gestisce la paura, le ansie e le emozioni.
Più le persone mentivano e meno l’amigdala era stimolata, facendo perdere ogni inibizione e riducendo i sensi di colpa.
Lo studio ha infine scoperto anche il meccanismo biologico del pendio scivoloso, che inizia con piccole scorrettezze fino ad arrivare a gravi atti di disonestà.