Scoprire di avere il diabete, prima del 1921, equivaleva a una sentenza di morte. Prima di allora, infatti, non c’era cura per questo disturbo del metabolismo, che oggi colpisce oltre 400 milioni di persone in tutto il mondo. Poi due scienziati hanno avuto l’idea – “semplice” – di estrarre questa proteina dal pancreas e di usarla come terapia, salvando così milioni di vite.
Una vera e propria rivoluzione nella storia della medicina, uno di quei momenti di grande progresso scientifico che hanno segnato una svolta per l’umanità.
A cento anni dalla sua scoperta, l’insulina è ancora un farmaco essenziale, un “salvavita” che garantisce ai pazienti diabetici una qualità della vita molto elevata. Per questo motivo è ancora al centro di ricerche che puntano a migliorarne le prestazioni e facilitarne la produzione: oggi l’insulina viene prodotta sinteticamente e la sua azione può durare molte ore, evitando al paziente le molte iniezioni giornaliere. È stata, tra l’altro, il primo farmaco ad essere prodotto con le biotecnologie.
Come molte malattie, il diabete colpisce in maniera indiscriminata: ne hanno sofferto Ernest Hemingway e Charles De Gaulle; Paul Cezanne e Jules Verne ne sono morti.
Oggi sono molti i personaggi famosi che convivono con questa patologia, che non è più una condanna né un ostacolo, come dimostrano i molti atleti che riescono a conciliare le terapie con il raggiungimento di grandi traguardi.
E mentre la ricerca continua, una grande azienda farmaceutica che domina il mercato dell’insulina e dei dispositivi per la sua somministrazione, ha voluto festeggiarla, mettendone in musica il DNA, trasformato per l’occasione in uno spartito.
“Un inno alla vita,” lo hanno voluto definire, per non dimenticare che il diabete è ancora una delle principali causa di morte nel mondo e che ancora molto si può fare, in termini di ricerca, educazione e prevenzione.
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