Il 23 ottobre scorso si è celebrato – un po’ in sordina – il centenario della nascita di uno scrittore noto a grandi e piccini, ma soprattutto a questi ultimi. È Gianni Rodari, certamente il più grande autore per ragazzi del nostro Paese, l’unico italiano ad aver vinto il “Nobel” per la letteratura dell’infanzia, il Premio Hans Christian Handersen.
Di primati, questo scrittore prolifico e fantasioso ne ha collezionati parecchi: è stato uno dei pochi scrittori moderni le cui opere sono divenute dei classici mentre era ancora in vita; uno dei pochi ad aver saputo trasformare la filastrocca da breve massima in rima a piccolo compendio di fantasia e verità; il primo ad avere avuto l’idea di “teorizzare” l’arte della fantasia.
La sua Grammatica della fantasia è ancora oggi un testo di riferimento per chi scrive, insegna ed educa i bambini. Per Rodari tutto può essere un punto di partenza: l’errore, l’aspetto forse più distintivo del bambino che apprende, gli dà il la per racconti e filastrocche indimenticabili. Le fiabe e l’immaginazione sono per lui momenti di crescita importanti, utili perché apparentemente inutili.
E se negli ormai lontani anni ’60 scriveva che se “una società basata sul mito della produttività” ha bisogno solo di “strumenti senza volontà”, di “uomini a metà”, allora “è fatta male e bisogna cambiarla”, era proprio uno scrittore universale. E per cambiare una società così – una società come la nostra – basta solo un po’ d’immaginazione.