Airbnb, la popolare app per affittare la propria casa e prendere in affitto quelle degli altri, per sopravvivere alla crisi del settore turistico scaturita dalla pandemia, sta giustamente ampliando i propri orizzonti. O sarebbe forse meglio dire che li sta restringendo, visto che la grande idea è quella del turismo di prossimità per riscoprire le bellezze della propria regione e – se ne parla in questi giorni – persino del proprio quartiere.
Un giornalista esperto di tecnologia elogiava, nei suoi 100 secondi radiofonici, questa iniziativa che avrebbe il merito di ridimensionare le nostre manie di globetrotter e che potrebbe farci ritrovare momenti di pura felicità dietro casa.
L’idea di restare – per sempre? – solo nello stesso posto non arride a tutti però, e c’è chi invidia e ammira quei turisti coraggiosi e spregiudicati che, approfittando del crollo dei prezzi di alberghi e trasporti, si godono Piazza San Marco in compagnia dei piccioni.
Certo, il turismo di massa “7 posti in 7 giorni” aveva i suoi bei svantaggi, che quasi facevano rimpiangere la serenità snob del viaggiatore del Gran Tour. Ma l’uomo, dopo aver esplorato il pianeta in lungo e in largo, se n’è andato sulla Luna. Non è che il quartiere ci starà un po’ stretto?
Intanto qualcuno ha già iniziato: da qualche parte in Asia – a Singapore o forse a Hong Kong – i cittadini fanno la fila per fare la visita guidata di un vecchio quartiere di pescatori perfettamente conservato tra grattacieli e ponti futuristici. La voglia di viaggiare ci fa, per ora, accontentare di quello che abbiamo a portata di mano, ma auguriamoci di poter tornare presto a scorrazzare per il globo, e non solo per il bene dell’economia.