Non c’è da sorprendersi se in questo momento di incertezza e di crisi, in cui le nostre vite sono state travolte dalle conseguenze della pandemia, si torni a parlare di “doomscrolling”.
Di che si tratta? Letteralmente “scorrere sventure”, è la tendenza morbosa a divorare informazioni, generalmente a carattere negativo, su cellulari e tablet. Le fonti? Principalmente i social, ma anche testate giornalistiche accreditate o trasmissioni televisive sui canali tradizionali.
La paura e l’ansia generata dalla pandemia ci hanno infatti spinto alla lettura ossessiva di bollettini, numeri e statistiche, ma anziché renderci più informati e consapevoli, quest’abitudine non fa che alimentarne gli effetti sulla nostra psiche.
Eppure, smettere è difficile, perché si tratta di un meccanismo inspiegabilmente gratificante, che in qualche modo soddisfa un nostro desiderio inconscio. Perché “sapere” ci dà, sul momento, una certa sicurezza, e solo successivamente alimenta le nostre ansie e ci spinge verso la depressione.
Doomscrolling, parola dell’Anno
Sebbene sia stata eletta la parola dell’anno dall’Oxford Dictionary, il doomscrolling non è certo nato con la pandemia, né tanto meno con i mezzi di comunicazione digitale. Non è altro che l’equivalente moderno del TG delle 20.00, dell’edizione speciale di un quotidiano, del collegamento televisivo straordinario.
Risponde, cioè, a un naturale meccanismo di difesa che ci spinge a raccogliere il maggior numero di informazioni dalle quali estrapolare dati che ci facciano sentire più al sicuro. Siamo alla ricerca di qualcosa in grado di dissipare i nostri dubbi e fugare le nostre preoccupazioni, ma alla fine ciò che ne ricaviamo è una condizione di costante inquietudine.
Come difendersi?
La cosa più semplice da fare è sforzarsi di avere pensieri positivi: distrarsi, fare attività alternative soddisfacenti, cercare volontariamente “belle notizie” che ci diano più fiducia nel futuro. Attenzione, però, a non scegliere l’“ignoranza”: non si deve nascondere la testa sotto la sabbia, basta semplicemente selezionare le fonti per avere informazioni il più possibili obiettive e misurate, senza cedere agli eccessi.
Purtroppo la tecnologia ha reso il doomscrolling molto più accessibile, limitando al tempo stesso la possibilità di selezionare le fonti. Se a ciò si aggiungono la reclusione e l’isolamento sociale, c’è da sentirsi davvero condannati.
Mettere il cellulare in un cassetto, preferire un buon libro o un bel film all’ennesimo TG, fare una bella chiacchierata con un amico: solo così, possiamo buttarci alle spalle quanto di negativo c’è in ciò che ci circonda e ritrovare l’energia che ci serve per affrontare le prove più difficili.
Foto di Jan Vašek da Pixabay