“Essere editori è un’avventura”. Così la pensa Sante Di Renzo, che nel 1985 ha intrapreso la sua.
Con una spiccata vocazione per la saggistica e la divulgazione scientifica – malgrado qualche pubblicazione di narrativa e molti titoli di scienze umanistiche – la casa editrice oggi ha raggiunto un obiettivo di modernità: un terzo del suo fatturato proviene da vendite digitali (e-commerce, ebook, ecc.). Il 10% viene invece dalle vendite dirette e il restante 50% dalle librerie.
Indubbiamente, quel che si è guadagnato sul digitale ha ridotto i margini di vendita nelle librerie. Ma davvero Amazon è il “cattivo” del mercato editoriale?
Malgrado le politiche di vendita di Amazon siano meno aggressive di quelle di IBS (sconti al 15%, 25% massimo durante le promozioni, contro il “fuori tutto” al 70% di IBS), la pervasiva diffusione del prodotto Amazon ha inciso in modo molto più evidente sugli equilibri editoriali di un settore – quello della distribuzione libraria – che già vantava i suoi problemi economici.
“Francamente, da editore non mi sento di gridare ‘al ladro, al ladro!’. Credo che ogni mezzo abbia i suoi pro e i suoi contro: tra i contro, il monopolio, che annulla la possibilità di obiezione, differenziazione, alternativa; tra i pro, la possibilità” – per chi come Di Renzo pubblica anche in inglese – “di raggiungere la totalità o quasi dei mercati globali”.
Un grande passo avanti per i piccoli e medi editori, altrimenti ostaggio di un ‘provincialismo’ distributivo che li vuole fuori dalle grandi catene librarie.
Qual è il prezzo pagato dalle librerie?
“Nell’immediato una pesante crisi economica, alla quale però non si risponde con i proclami, bensì creando alternativa: se Maometto (il lettore) non va più alla montagna (la libreria)… allora bisogna creare attività che movimentino lo scaffale”. Ci sono librerie per insonni, che restano aperte solo la notte; librerie per anziani, che offrono attività culturali per la terza età; librerie per bambini, che organizzano attività ricreative; librerie-museo; librerie-caffè… “Vedo in questo differenziarsi un interessante modo per portare i libri nella quotidianità della gente. Bisogna riabituare le persone alla ‘normalità’ del leggere”.