Desmond Morris zoologo e pittore, ripercorre la vita di 32 artisti esponenti del surrealismo, molti dei quali ha potuto frequentare personalmente. Essendo l’ultimo membro sopravvissuto dei surrealisti di prima generazione, offre, nel suo libro The Lives of the Surrealists, in uscita ad aprile, un tour intimo delle vite private degli artisti nella sua cerchia ristretta.
In un’intervista rilasciata a Publishers Weekly racconta:
Sono stato il più giovane tra gli artisti militanti del movimento surrealista. Ne conoscevo molti, e recentemente mi sono reso conto che erano in gran parte tutti morti, tranne me. Sono arrivato a 90 anni e ho pensato che fosse giunto il momento di pensare a loro.
Desmond Morris ha conosciuto surrealisti che hanno vissuto tranquillamente e hanno avuto una famiglia stabile e altri invece che collezionavano follie e relazioni d’amore complicate e passionali. Guardando alla loro opera però, sarebbe stato impossibile valutarne la differenza. Lo zoologo inglese ha rilevato che trovandosi con Henry Moore, che pareva un contadino inglese, o con Joan Miró, che aveva l’aspetto di un banchiere spagnolo, non aveva la netta sensazione di avere a che fare con degli artisti. Le loro personalità differivano profondamente dal lavoro.
L’intervista prosegue e Morris racconta che quando ha incontrato Francis Bacon e Dalí, con le loro esistenze straordinariamente surreali, comprese quanto l’arte e la vita fossero legate a doppio filo. Quelli erano artisti, e lo erano totalmente.
Racconta che il suo ultimo libro è un libro sulle persone e non sull’arte. Il suo intento è quello di favorire i lettori nella comprensione dell’individuo prima ancora che dell’artista, stimolandone la curiosità e quel grado di vicinanza e familiarità che permette loro di apprezzare l’arte nella sua sostanza umana e confidenziale.
Quando si guarda un’opera di un genio come Picasso o Magritte, non si può non domandarsi che tipo di persona si nasconda dietro un tale capolavoro. Morris ha affermato che scrivere questo nuovo libro ha soddisfatto molto la sua curiosità e spera sia così anche per gli altri.
Al giornalista che gli domandava se questo nuovo libro sia connesso in qualche modo al suo più famoso La scimmia nuda, Desmond Morris ha risposto:
“Quando lavoro, non amo scendere a compromessi. Ricordo che con la Scimmia nuda mi sono messo a sedere e mi sono detto: ho già scritto libri sugli animali, ne scriverò uno sull’animale umano. Voglio dire a tutti da dove veniamo, posso farlo! Ho cercato di essere ugualmente diretto e chiaro con The Lives of the Surrealists.
Alcuni di loro erano gentili, modesti, disponibili. E io lo racconto. Altri erano bigotti, difficili e crudeli. E io lo racconto. Non cerco di riabilitarli o di restituire loro un’immagine migliore, desidero solo dire chi fossero veramente, descrivendone luci e ombre. Offro verità al lettore, non propaganda. Nella maggior parte di loro, come in Picasso, c’era del buono e del cattivo. The Lives è un ritratto schietto e spesso brutale dei surrealisti e nella Scimmia nuda, che è a sua volta un ritratto della specie umana, ritroviamo senz’altro tutta la sua franchezza”.
Il Surrealismo non è iniziato come un movimento artistico ma come una strategia filosofica, uno stile di vita e una ribellione contro l’establishment che ha dato origine alla Prima Guerra Mondiale. In The Lives of the Surrealists, Desmond Morris si concentra sugli artisti come persone, come individui notevoli. Quali erano le loro personalità, le loro predilezioni, i loro punti di forza e i loro difetti?
Desmond Morris è uno degli ultimi surrealisti sopravvissuti. La sua prima mostra personale si tenne nel 1948 e nel 1950 condivideva il suo primo spettacolo a Londra con Joan Miró. Da allora ha completato oltre duemilacinquecento dipinti surrealisti e sono stati pubblicati otto libri sulla sua opera.