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Addio a Peter Higgs, il “papà” del bosone

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Ci ha lasciato qualche giorno fa un gigante della fisica moderna: Peter Higgs, il fisico britannico noto per la teoria sul bosone che da lui ha preso il nome, che spiega l’origine della massa di alcune particelle elementari, compresi gli elettroni.

Una teoria rivoluzionaria

Nato a Edimburgo e laureato allo University College di Londra, Higgs sviluppò al King’s College (parallelamente ma indipendentemente dal collega belga François Englert), la teoria nota come “meccanismo di Higgs” che ha rivoluzionato la nostra comprensione dell’universo a livello subatomico, fornendo anche importanti approfondimenti su fenomeni quali la radioattività e la forza elettromagnetica.

Secondo la teoria di Higgs, l’universo è permeato da un campo invisibile, noto come campo di Higgs. Le particelle elementari che interagiscono con esso acquisiscono massa, mentre quelle che non lo fanno rimangono prive di massa. Una soluzione molto elegante a un problema che affliggeva la fisica da decenni.

La “particella di Dio”

Higgs ipotizzò anche l’esistenza di una particella fino ad allora mai osservata, il bosone di Higgs, che interagendo con le altre particelle conferisce loro massa. Un’intuizione, la sua, che divenne particolarmente popolare, scatenando una vera e propria caccia al bosone di Higgs, considerato il Santo Graal della fisica, perché in grado di spiegare le tre forze fondamentali dell’universo in un’unica teoria: l’elettromagnetismo, la forza nucleare debole e quella forte. Per questo, il bosone di Higgs è stato soprannominato la “particella di Dio”.

Nel 2012, dopo lunghi e costosi esperimenti con il Large Hadron Collider (LHC), il CERN di Ginevra ha confermato l’esistenza del bosone di Higgs, fornendo prove tangibili del meccanismo proposto, rivoluzionando per sempre la nostra comprensione della struttura fondamentale dell’universo.

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Il Premio Nobel per la Fisica e gli altri contributi

Higgs dovette aspettare oltre vent’anni per vedere riconosciuto questo suo fondamentale contributo alla fisica. Finalmente, nel 2013, Higgs ha ricevuto il più importante riconoscimento cui uno scienziato possa aspirare: il Premio Nobel per la Fisica, che ha condiviso con Englert.

Ma le ricerche di Higgs non si sono fermate qui. Oltre alla teoria del bosone, ha infatti contribuito allo sviluppo di altri campi della fisica, tra cui la fisica delle particelle elementari, la cosmologia e la teoria quantistica.

Mente brillante, grande umiltà e autentica passione per la scienza ne hanno fatto un personaggio molto amato dalla comunità scientifica. Quando ha appreso del Nobel, pare che Higgs si sia commosso: “È bello avere ragione ogni tanto.” Poche parole che riassumono il senso di cosa significa fare ricerca.

Fabiola Gianotti, attuale direttrice generale del CERN, lo ha ricordato come una persona speciale, di grande ispirazione per i fisici di tutto il mondo, e soprattutto come un maestro eccezionale, capace di spiegare la fisica in maniera semplice e al tempo stesso profonda.

Il lavoro di Higgs, il cui nome resterà per sempre associato al bosone, resta un’eredità duratura nel progresso della scienza: un grande scienziato del nostro tempo che continuerà a ispirare le generazioni future di scienziati nell’esplorazione dei grandi misteri dell’universo.