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Majorana: 80 anni di domande senza risposta.

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Il 25 marzo di 80 anni fa (1938) scompariva il fisico italiano Ettore Majorana. Ingegnoso adepto di un gruppo di scienziati – “i ragazzi di via Panisperna” (Pontecorvo, Amaldi, Rasetti, Segrè, Majorana e D’Agostino) – guidato da Enrico Fermi e foraggiato da Orso Mario Corbino, Majorana lasciò incompiuti molti lavori che oggi sono oggetto di nuovi esperimenti.

Per la precisione, i suoi studi sull’antimateria hanno trovato soltanto in questi anni, grazie alle più moderne tecniche di rilevamento (come i sincrotoni), conferme scientifiche insperate: a dimostrazione che Majorana era – per ammissione dello stesso Fermi – un genio, uno di quegli intelletti puri (come Galileo e Newton) che riescono a vedere ben oltre il loro tempo.

Il fermione di Majorana, ultima delle sue teorie ad essere convalidata, apre di fatto la strada allo sviluppo di un possibile quantum computer, ossia la prima macchina veramente autonoma alla quale stanno lavorando – presso la Stanford University – Shoucheng Zhang e la sua équipe.

In onda in questi giorni su Sky, il documentario “L’uomo del futuro” di Francesco Francio Mazza traccia l’identikit non soltanto della sua scomparsa, ma anche e soprattutto delle sue potenti “visioni” scientifiche: Ettore è “l’uomo che aveva capito tutto”.

Gli ultimi riscontri della magistratura romana ci dicono che Majorana non morì quel marzo del 1938, ma emigrò in Venezuela con il cognome Bini.

Per saperne di più, su un enigma lungo 80 anni e sui molti documenti scientifici ancora attuali, si consiglia la lettura de “Il caso Majorana. Epistolario, documenti, testimonianze” di Erasmo Recami (Di Renzo Editore).