Sugli schermi delle televisioni di tutto il mondo, due uomini saltellano goffamente come in una strana danza. L’intero pianeta sembra quasi trattenere il respiro mentre milioni di uomini e donne guardano quelle immagini in bianco nero che arrivano dalle profondità dello spazio.
E’ il 20 Luglio del 1969 e c’è la luna piena. Anche se uguale a tanti pleniluni, sembra una Luna diversa, forse per la consapevolezza che lassù ci sono uomini in carne ed ossa. Alle 15:17 ora di Houston (22:17 in Italia), Armstrong e Aldrin sono appena allunati.
Sono passati oltre 40 anni dal primo sbarco sulla Luna, un evento ormai entrato nei libri di storia. Le generazioni nate dopo quella memorabile estate, hanno solo sentito parlare di quell’impresa o, al massimo, l’hanno vista in qualche filmato di repertorio.
Ma quelli che, come me, erano ragazzi, ne hanno un ricordo indelebile, come, solo raramente, avviene per gli episodi della propria vita. Una notte, quella del 1969, che ha rappresentato una specie di spartiacque della propria esistenza. Se chiedete in giro, ognuno saprà dirvi, esattamente, dove si trovava la “notte della Luna”.
Io ero al mare, a Terracina, ospite di mia zia, a godermi le meritate vacanze. Quella sera, con l’entusiasmo di un 15enne, ero davanti al televisore pronto a seguire, in diretta, il primo sbarco sulla Luna, un evento destinato a fare la storia. Insieme a milioni di coetanei, assistevo ad un’impresa che sembrava uscire da uno dei tanti romanzi di fantascienza di cui ero appassionato, quegli stessi che mi avevano fatto sognare di esplorare gli oceani bui e silenziosi dello spazio e di mettere piede su nuovi mondi sconosciuti.
Certo, non avrei mai immaginato che, alcuni decenni dopo, avrei avuto l’opportunità di realizzare quei sogni da adolescente.
Per me, viaggiare dello spazio è diventata una professione!
Ancora oggi, dopo aver volato due volte in orbita attorno alla Terra ed aver abitato sulla Stazione Spaziale, sono colpito dai progressi avvenuti in questi ultimi decenni: lo Space Shuttle, la Mir, la Stazione Spaziale Internazionale. Affascinato, dal fatto che l’umanità sia stata capace di realizzare questi grandi progetti spaziali nell’arco della mia generazione.
Certo, la costruzione della SSI non è stata altrettanto eroica, non ha avuto la capacità di accendere la fantasia dei “teenagers” di oggi che, diversamente dai loro coetanei degli anni 60, mostrano assai meno entusiasmo per lo spazio, ma ha dimostrato che la sfida continua, che l’uomo non ha smesso di avventurarsi nello spazio, anche se con modalità diverse.
Umberto Guidoni