Perché colpevolizziamo gli altri?

La violenza psicologica e la colpevolizzazione

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Colpevolizzare è una forma di violenza psicologica che consiste nel far sentire l’altra persona responsabile di tutto ciò che va male nella relazione o nella situazione.

Chi colpevolizza cerca di manipolare e controllare la vittima, sminuendola e umiliandola con insulti, rifiuti, accuse infondate e ricatti emotivi.

Colpevolizzare è un modo per non assumersi le proprie responsabilità, scaricare le proprie frustrazioni e insoddisfazioni su chi si ha vicino e può avere conseguenze gravi sulla salute mentale e fisica della vittima, che può arrivare a sentirsi in colpa per tutto, a perdere fiducia in sé stessa e negli altri, a isolarsi e a sviluppare sintomi di ansia, depressione, stress e bassa autostima.

Colpevolizzare può anche portare a una dipendenza affettiva dalla persona che maltratta, rendendo difficile uscire dal circolo vizioso della violenza.

Come possiamo scovare i colpevolizzanti?

Ci sono alcuni segnali che possono aiutarci a riconoscere chi usa questa strategia di manipolazione:

  • Non accetta il dialogo e la critica. Chi colpevolizza non vuole confrontarsi con l’altra persona, ma impone il suo punto di vista e la sua verità. Non tollera che si metta in discussione il suo comportamento o che si esprimano opinioni diverse dalle sue. Reagisce con aggressività o con il silenzio ostile se si cerca di parlare dei problemi o di trovare una soluzione.
  • Distrugge la fiducia. Chi colpevolizza cerca di far sentire l’altra persona inferiore o incapace, mettendo in dubbio le sue capacità, le sue scelte, i suoi sentimenti, i suoi interessi. Usa parole offensive, ironiche, sarcastiche per denigrare la vittima e farle perdere sicurezza in sé stessa.
  • Ricorre al ricatto emotivo. Chi colpevolizza sfrutta le emozioni dell’altra persona per ottenere ciò che vuole o per giustificare il suo comportamento. Usa frasi come “Se mi ami davvero devi fare così“, “Se non fai quello che dico mi lasci solo“, “Sei tu che mi fai arrabbiare“, “Mi fai del male con il tuo atteggiamento“. In questo modo fa leva sul senso di colpa, sulla paura, sull’amore della vittima per manipolarla e condizionarla.
  • Isola la vittima. Chi colpevolizza cerca di allontanare l’altra persona dalle persone che le vogliono bene e che potrebbero sostenerla o aiutarla. Critica i suoi amici, i suoi familiari, i suoi colleghi, li mette in cattiva luce o li accusa di essere contro di lui. Cerca di limitare i contatti e le attività della vittima, facendole sentire che non ha bisogno di nessuno oltre a lui.

Colpevolizzare è una violenza psicologica che va riconosciuta e contrastata. Non dobbiamo permettere a nessuno di farci sentire in colpa per ciò che siamo o per ciò che proviamo. Dobbiamo difendere la nostra dignità, la nostra libertà, il nostro benessere.

Dobbiamo cercare aiuto e sostegno se ci sentiamo vittime di questa forma di abuso. Dobbiamo ricordarci che non siamo noi il problema, ma chi ci fa del male.

Il Victim Blaming.

L’estremo della colpevolizzazione è il Victim Blaming, un fenomeno che consiste nel ritenere la vittima di un crimine o di un atto dannoso interamente o parzialmente responsabile di ciò che le è accaduto.

Si tratta di un’ideologia usata per giustificare il razzismo e l’ingiustizia sociale, ma anche di una tattica manipolativa usata dagli aggressori per scaricare la colpa sugli altri.

Il Victim Blaming si verifica spesso in casi di abusi sessuali, violenze domestiche, violenza psicologica, stupri, violenze a sfondo razziale, isolamento, bullismo e misoginia.

Il Victim Blaming può portare la vittima a provare vergogna, colpa, paura e bassa autostima, e a non denunciare o cercare aiuto. Il Victim Blaming è un fenomeno dannoso che va contrastato con l’educazione, l’empatia e il sostegno alle vittime.

L’esperto di colpevolizzazione

Robert Neuburger è uno psichiatra e psicoterapeuta francese, noto per i suoi studi e le sue pubblicazioni sul tema della coppia, della famiglia e si occupa di analizzare le pratiche cliniche e teoriche nel campo della terapia familiare e dei sistemi relazionali.

Colpevolizzare è una violenza psicologica

Neuburger ha sviluppato un approccio originale alla terapia di coppia, basato sulla nozione di “contratto coniugale inconscio“. Secondo questa teoria, ogni coppia si basa su un insieme di regole implicite e non dette, che definiscono il modo di essere insieme, di gestire i conflitti, di esprimere i desideri, di organizzare la vita quotidiana.

Queste regole possono essere fonte di equilibrio e di soddisfazione, ma anche di sofferenza e di crisi, quando non sono più adatte alla realtà o alle aspettative dei partner.

Neuburger propone quindi di aiutare le coppie in difficoltà a rendere esplicito il loro contratto coniugale inconscio, a metterlo in discussione e a modificarlo, se necessario, per ritrovare il piacere di stare insieme.

Per fare questo, utilizza una metodologia basata sull’ascolto attivo, sulla riformulazione, sulla provocazione e sull’umorismo. Il suo obiettivo è quello di favorire la comunicazione, la negoziazione e la creatività nella coppia, senza imporre una visione normativa o moralistica della relazione.

Neuburger è autore di numerosi libri e articoli sul tema della coppia e della famiglia, tra cui “L’arte di Colpevolizzare

Secondo Neuburger, la colpa è un’emozione che nasce dal confronto tra le nostre azioni e i nostri valori, e che ci spinge a riconoscere i nostri errori e a riparare i danni causati agli altri.

Tuttavia, la colpa può diventare anche uno strumento di manipolazione e di controllo, quando viene usata per indurre negli altri sensi di inferiorità, di vergogna o di dipendenza.

Colpa Sana e Tossica

Neuburger distingue tra due tipi di colpa: la colpa sana e la colpa tossica. La colpa sana è quella che ci aiuta a crescere e a migliorare come persone, mentre la colpa tossica è quella che ci fa sentire inadeguati e incapaci di cambiare.

La colpa tossica è spesso generata da persone che hanno bisogno di esercitare il loro potere sugli altri, come i genitori autoritari, i partner violenti o i capi prepotenti.

Neuburger ci offre alcuni consigli per riconoscere e contrastare la colpa tossica, sia in noi stessi che negli altri. Innanzitutto, dobbiamo essere consapevoli dei nostri valori e dei nostri limiti, e non lasciarci influenzare da chi cerca di imporci i suoi.

Inoltre, dobbiamo essere capaci di esprimere le nostre emozioni e i nostri bisogni, senza temere il giudizio altrui. Infine, dobbiamo essere assertivi e difendere i nostri diritti, senza cadere nella trappola della vittimizzazione o dell’aggressività.

Riconoscere la Violenza Psicologica

Il libro offre una serie di spunti e consigli per riconoscere i segnali della colpevolizzazione, capire le motivazioni dei manipolatori e le debolezze delle vittime, reagire e liberarsi da questo circolo infernale ed evitare di cadere nella violenza psicologica.

Alcune delle strategie proposte dall’autore sono:

  • Rafforzare la propria autostima e fiducia in sé stessi, valorizzando le proprie qualità e capacità.
  • Imparare a dire di no e a porre dei limiti chiari e fermi, senza lasciarsi intimidire o convincere dal manipolatore.
  • Non farsi coinvolgere emotivamente dalle accuse o dalle lamentele del manipolatore, ma mantenere una certa distanza e razionalità.
  • Non cercare di giustificarsi o di spiegare il proprio punto di vista al manipolatore, ma piuttosto di ignorarlo o di contraddirlo con assertività.
  • Chiedere aiuto a persone di fiducia o a professionisti qualificati, se la situazione diventa insostenibile o pericolosa.

Il libro è un’utile guida per chi vuole difendersi da chi colpevolizza e riprendere in mano la propria vita.

Come si esce dalla trappola del senso di colpa?

Robert Neuburger ci invita a prendere coscienza dei nostri comportamenti che inducono sensi di colpa e a cambiarli. Suggerisce di adottare un atteggiamento più assertivo, cioè più rispettoso di noi stessi e degli altri.

Ci incoraggia ad esprimere i nostri bisogni, desideri ed emozioni senza accusare o giudicare l’altro, ma usando l'”io” piuttosto che il “tu“.

Ci incoraggia ad ascoltare gli altri con empatia e benevolenza, senza cercare di cambiarli o convincerli. Infine, raccomanda di cercare soluzioni creative e soddisfacenti per entrambe le parti, mostrando flessibilità e compromesso.