Un gruppo di scienziati di stanza a Stanford ha inventato, negli ormai lontani anni ’70, un’unità di misura per trasformare in valore numerico la probabilità di morire per un evento inaspettato. Si chiama Micromort (un nome che fa pensare più alla famiglia Addams che alla scienza) e corrisponde a una probabilità su un milione di morire.
Da quando è stato introdotto, le ricerche sulle probabilità di decesso legate ad attività normali o eccezionali si sprecano, e i dati che ne se ricavano sono spesso sorprendenti. L’utilizzo del Micromort ha infatti permesso di constatare che è più probabile morire facendo la maratona che lanciandosi con un paracadute. Egualmente, è molto più probabile perdere la vita in un incidente stradale che in un disastro aereo. Addirittura, una statistica australiana ha dimostrato che il rischio di morte stando seduti su una sedia è pari a 1,3 Micromort, mentre quello di essere divorati da uno squalo è 0,125: non si può mai stare tranquilli.
Chissà se a qualcuno verrà in mente di utilizzare il Micromort anche per calcolare la probabilità di morire per cause legate alla vaccinazione contro il COVID-19. In effetti, la copertura mediatica riservata alle prime vaccinazioni in tutto il mondo con lo scopo di incentivare tale pratica ha avuto anche “l’effetto indesiderato” di rinverdire il dibattito sull’efficacia e la sicurezza dei vaccini, una panacea assoluta per alcuni, causa di ogni male per altri.
Un approfondimento di Focus cerca proprio di fare chiarezza sull’associazione tra vaccinazione ed eventi avversi, riprendendo un articolo pubblicato da una rivista di biotecnologie (STATnews). In particolare, si cerca di capire come e quando tale associazione possa essere stabilita, e quando invece essa risulti ingiustificata in quanto tali eventi si verificherebbero comunque. Se la maggior parte degli infarti si verifica al mattino, dice l’articolo, questo non significa che sia colpa della colazione. Insomma, è normale e prevedibile che qualsiasi evento che avvenga subito dopo la somministrazione di un vaccino venga inizialmente correlato ad esso, ma la prossimità tra la vaccinazione e l’evento non è una ragione sufficiente per stabilire una relazione di causa-effetto.
Ne è un esempio una malattia accidentale che è stata correlata al vaccino (la sindrome di Bell, una forma di paralisi che colpisce una metà del volto). Essa si verifica normalmente in una percentuale di persone doppia rispetto alla sua incidenza nel caso di vaccino: la correlazione è dunque errata.
I dati, sottolinea l’articolo di Focus, ci dicono che reazioni avverse gravi al vaccino hanno riguardato finora lo 0,001% delle dosi somministrate: è più probabile morire per un incidente stradale. Parola di Micromort.
Informarsi, ragionare, affidarsi a chi ha le competenze: solo così si potrà mantenere la fiducia nella scienza, anche quando ci sembra improbabile e parecchio strampalata.