La storia di Guglielmo Marconi

Marconi, l’italiano che collegò due mondi

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Uno di quei geni fanatici, apparsi al posto giusto e al momento giusto”: così Francesco Paresce descriveva suo nonno, Guglielmo Marconi, di cui si sono festeggiati 150 anni della nascita lo scorso 25 aprile.

E Marconi fu proprio questo: un genio che seppe concretizzare in una sola invenzione: scienza, tecnologia ed esigenze di mercato, in un’epoca in grande sviluppo che aveva bisogno di comunicazioni rapide e nell’Inghilterra del XX secolo che aveva tanto denaro e una potente flotta navale molto interessata al telegrafo mobile.

Marconi, il padre della comunicazione senza fili

Pur essendo di nazionalità italiana, Marconi era infatti inglese a metà: sua madre proveniva da una famiglia ricca e molto ben introdotta nell’ambiente politico e sociale, in particolare con la classe di imprenditori che gestiva il traffico mercantile. Per questo gli fu naturale cercare di brevettare la sua invenzione nel Regno Unito. Si smentisce così la leggenda che lo vuole “genio incompreso”, “nemo profeta in patria”, rifiutato dall’ottusa burocrazia italiana.

La storia di Guglielmo Marconi

È altrettanto vero che le sue ricerche Marconi le svolse in Italia. A Bologna, dove era nato nel 1874, si appassionò subito alla fisica e alla sperimentazione. Praticamente autodidatta, concentrò le sue ricerche sulle onde elettromagnetiche e sulla possibilità di trasmettere segnali senza fili, realizzando nel 1901 la prima trasmissione radio transoceanica.

Un messaggio dalla Gran Bretagna a Terranova: la lettera S in alfabeto morse. Un’impresa straordinaria che aprì la strada a un’era di comunicazione globale, connettendo persone e continenti in un modo mai visto prima.

Celebrazioni in tutto il mondo

L’importanza dell’invenzione di Guglielmo Marconi è sottolineata dalle celebrazioni che si sono svolte in tutto il mondo per il 150° della sua nascita. Mostre, proiezioni di filmati d’epoca, documentari, seminari didattici; in Italia e all’estero sono stati organizzati eventi di ogni tipo.

Il più importante si è tenuto al Museo Marconi a Villa Griffone: una conferenza dove ha partecipato il premio Nobel per la fisica Anne L’Huillier e dell’astrofisico Mark Clampin, Responsabile del James Webb Space Telescope della NASA.

Il Comitato Nazionale per le celebrazioni, creato ad hoc, ha annunciato anche la creazione di un museo delle comunicazioni a lui dedicato.

Un’eredità duratura

Per il suo contributo alla telegrafia senza fili, Guglielmo Marconi fu insignito nel 1909 del premio Nobel. Niente male, per un giovane senza titoli di studio e con una limitata conoscenza della fisica delle onde elettromagnetiche. Il quale, tra l’altro, aveva impiegato una tecnologia che gli scienziati dell’epoca giudicavano rudimentale, addirittura presa in prestito da altri.

L’eredità di Marconi è però ben più vasta, e va oltre la rivoluzione tecnologica che ad essa è seguita. Fu infatti uno dei primi esempi di visionario, di imprenditore e innovatore tecnologico – sebbene preferisse umilmente definirsi un “fervente appassionato di elettricità”.

Il suo anniversario è stato dunque un’occasione per guardare al futuro e per ispirare le nuove generazioni a quella visione innovativa che tanta parte ha avuto nei suoi studi e nelle sue sperimentazioni.

Il nostro dilemma, scrive ancora Paresce, sta nello stabilire quali insegnamenti trarre dal “caso Marconi”. “Vi è un modo per assicurare che vi siano altri Marconi in questo secolo?” si chiede. E, se sì, come? Incoraggiando i giovani di talento, sostenendo la loro formazione scientifica e aiutandoli a raccogliere con entusiasmo le sfide del futuro.