La scienza viene vista come la fonte della certezza, basata su fatti, su processi replicabili, su confutazioni che ne confermano la validità.
Secondo il premio nobel per la medicina (1965) F. Jacob “La scienza in sé è imprevedibile. La ricerca è un processo di cui non si può mai dire come andrà a finire. La ricerca è razionale, fatta di ragionamenti articolati e tutto funziona come in un ingranaggio ben costruito. I risultati hanno la forza della certezza. E’ quella che è stata definita la «scienza di giorno».
La «scienza di notte» invece procede alla cieca. Per tentativi, sbagli, passi indietro. Le ipotesi sono dei vaghi presentimenti, delle sensazioni confuse. E niente può far capire se questa «scienza di notte» diverrà «scienza di giorno». Quando la «scienza di notte» trova conferma e la ricerca riesce, allora le si dà ordine, logica, la si scrive in modo da convincere i colleghi e i finanziatori”. (tratto dall’intervista di R. De Sanctis, Il Messaggero, 25-06-2001).
Fu grazie alla «scienza di notte» che Sidney Altman arrivò a dimostrare la caratteristica propria dell’acido ribonucleico ad agire da catalizzatore biologico (un catalizzatore è una sostanza, fonte o dispositivo che interviene in una reazione chimica aumentandone la velocità ma rimanendo inalterato al termine della stessa). Per questa scoperta fu insignito del premio nobel per la chimica nel 1989, in compagnia dello statunitense T. Cech, che arrivò allo stesso risultato pur non avendo collaborato con Altman.
Alcuni dei metodi che lui utilizzava per progredire nella ricerca erano: la perdita di controllo sulle proprie facoltà mentali e l’annichilimento che provava guardando alla televisione il Football e i film di John Wayne. Ma l’arrivo di due figli gli tolse il tempo per “[…] riflettere liberamente davanti alla tv”, creando uno stallo.
Si potrebbe a questo punto dire che la televisione non fa male alla mente, oppure precisare che non lo fa alla mente di un ricercatore.
Fidandoci di due premi nobel possiamo dire che scoperte scientifiche e invenzioni nascono anche in terreni non adatti.
Sempre nel libro di Altman leggiamo di come L. Szilard ebbe l’idea del reattore a fissione nucleare mentre faceva il bagno, o di come S. Weinberg risolvesse equazioni mentre guardava soap opera.
Io personalmente le mie idee migliori le ho avute nel letto, mentre il cervello si sta ancora svegliando, o ancora mi sono svegliata di notte con l’idea in testa. Quando si dice che la notte porta consiglio.
Questi esempi sembrano dar ragione a T. Kuhn, che diversamente da K. Popper, riteneva che il processo scientifico fosse il risultato di un processo rivoluzionario.
Kuhn impone l’uso del termine “paradigma” per indicare l’insieme di idee, teorie, leggi e strumenti che definiscono una tradizione di ricerca in cui le teorie sono accettate. Il criterio con cui un paradigma risulta vincitore sugli altri consiste nella sua forza persuasiva e nel grado di consenso all’interno della comunità scientifica.
Gli esperimenti fondamentali che portarono alla scoperta di Altman “[…] suscitarono urla d’incredulità da parte di tutta la comunità scientifica” e fu per lui doloroso confrontarsi con le “disoneste affermazioni di chi sosteneva che altri prima di lui avessero scoperto l’attività catalitica dell’RNA”. Insomma per un decennio non ricevette un gran consenso.
Per Kuhn è il paradigma usato dalla comunità scientifica in quel momento a tracciare la linea di demarcazione tra scienza e pseudoscienza. La rivoluzione scientifica porterà al cambiamento del paradigma.
E ora immaginate uno scenario totalmente favorevole ad una teoria scientifica. Immaginate una nuova teoria scientifica che metta in guardia da un’emergenza impellente e indichi una via d’uscita. Immaginate che venga sostenuta da importanti scienziati, politici (Roosvelt, Churchill) e la cui ricerca sia finanziata da filantropi di primo piano (fondazione Rockfeller) e università prestigiose (Harvard, Yale, Princeton), che questa teoria venga insegnata a scuola e che i media se ne occupino.
Uno scenario ideale, non trovate?
Oggi sappiamo che quella famosa teoria che ottenne un forte sostegno durato per mezzo secolo era in realtà una pseudoscienza, l’emergenza che sollevava era inesistente e causò la morte di milioni di persone. La teoria in questione è l’eugenetica.
Allora se gli scienziati criticheranno la vostra teoria, se farà dispiacere a Popper o Comte, verificate di aver fatto tutto bene, secondo il paradigma in auge nel vostro periodo storico e poi non abbaiatevene troppo a male, potreste essere un futuro premio nobel o l’inventore delle Geox.
Luigina Pugno
(www.gravita-zero.org)