C’era una volta una società – patriarcale o matriarcale, a secondo del tempo e del luogo – in cui le leggi o le norme sociali consentivano più di un partner. Poligamia, poligenia, poliandria, sono tutte forme di relazione tra individui che si sono incontrate, a un certo punto, nel corso della lunga e travagliata storia dell’umanità.
Desmond Morris, attento osservatore dell’uomo e del suo agire sociale, è tuttavia giunto –al termine di numerosi studi e ricerche – alla conclusione che “che la monogamia sia lo stato più naturale per la nostra specie”. E definisce altre possibili forme di rapporto “solo delle varianti, provate di tanto in tanto, ma senza grande successo.” Insomma, il legame di coppia sarebbe, secondo Morris, l’unità familiare più stabile, ma anche (stando ai dati) il più difficile da mantenere.
In tre psicodrammi risalenti al 1969, ma ancora tremendamente attuali, Jacob L. Moreno ripropone le problematiche che circondano tre momenti cruciali della storia di una coppia: il fidanzamento, il tradimento e la crisi.
Nella prefazione al libro Un matrimonio da fare, Ottavio Rosati, grande conoscitore dell’opera di Moreno, ribadisce che: “un matrimonio di successo non è uno status che si acquisisce con una cerimonia, e nemmeno con una famiglia. È una realtà in tensione. È un patto da realizzare giorno per giorno, un gioco di ruoli da costruire con l’altro e con se stessi.”
Ed è qui che entrano in gioco gli psicodrammi che Moreno ha diretto a New York e a Parigi: per loro tramite Moreno stabilisce e verifica i ruoli cruciali all’interno del matrimonio e del rapporto di coppia in generale.
E nel mettere in scena i dubbi, i drammi, le tensioni che popolano la vita di coppia, ribadisce l’importanza della spontaneità per una relazione equilibrata e duratura.
Lo psicodramma diventa allora una sorta di pozione magica che fa nascere e rinascere l’amore, un’arma efficace per difendere il rapporto contro “il persecutore interno che sabota l’amore”, quel “Don Rodrigo” che, impedendoci di ascoltare le ragioni dell’altro, ostacola il nostro rapporto, trasformandolo in un gabbia, una prigione da cui si desidera fuggire il prima possibile.
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