Arriva in libreria l’attesa traduzione della più interessante opera in latino di Giordano Bruno, la Somma dei termini metafisici, a cura di Guido del Giudice. Alle sue precedenti traduzioni di opere bruniane, alcune delle quali inedite, l’autore che cura da decenni il sito www.giordanobruno.info, aggiunge la prima traduzione completa della Summa terminorum metaphysicorum, uno dei testi latini più importanti, dettato dal Nolano al suo allievo Raphael Egli.
Augusto Guzzo, riprendendo il parere di un altro dei principali studiosi italiani di Bruno, Ludovico Limentani, affermò che “se si dovesse scegliere, fra tutte le opere latine del Bruno, la più matura, completa e perfetta, per tradurla in una lingua moderna e far conoscere, attraverso di essa il Bruno latino, pochi scritti si presterebbero come la Summa terminorum metaphysicorum”. L’ampio saggio introduttivo Bruno in Svizzera, tra alchimisti e Rosacroce, è una documentata analisi del soggiorno del Nolano in Svizzera. Continuando nel suo particolare approccio, basato su una attenta ricerca sui luoghi in cui le opere del filosofo sono nate, Guido del Giudice riesce anche stavolta a sorprenderci, con alcuni contributi inediti su uno dei rari periodi ancora poco conosciuti della peregrinatio del pensatore di Nola. A del Giudice chiediamo quali sono stati i motivi che l’hanno spinto a cimentarsi in questa nuova impresa sulle tracce del filosofo ‘Accademico di nulla Accademia’.
Una ricerca che continua e un altro originale contributo. I motivi di questo saggio?
Mi sono sempre chiesto come mai un’opera così importante fosse una delle pochissime ancora non tradotte in italiano. Dopo il successo, al di là di ogni aspettativa, della mia “Disputa di Cambrai”, innovativa traduzione del Camoeracensis Acrotismus, ho pensato che fosse mio dovere offrire agli appassionati bruniani la possibilità di leggere in italiano anche questo straordinario testo.
Quali difficoltà ha incontrato nel realizzare questa non facile traduzione?
Soprattutto il fatto che il periodo in cui questi appunti furono dettati da Bruno al suo allievo Raphael Egli, tra Zurigo e il castello di Elgg, era fino ad oggi quello meno conosciuto della peregrinatio bruniana. Ciò si è però tramutato in un ulteriore stimolo a proseguire nel mio personale approccio, che consiste nel recarmi direttamente sui luoghi in cui l’opera è stata ideata, per assorbirne atmosfere e suggestioni, oltre a ricercare documenti e testimonianze che possano supportare e arricchire il mio lavoro. Anche stavolta questa metodologia si è rivelata premiante, in quanto l’indagine svolta in Svizzera mi ha consentito di scoprire avvenimenti e personaggi, che hanno aperto scenari inizialmente impensabili.
Ci racconti le novità del suo lavoro sull’ermeneutica bruniana.
Come si desume già dal titolo del saggio introduttivo, Bruno in Svizzera tra alchimisti e Rosacroce, l’aspetto più sorprendente è stato scoprire che nel periodo in cui dettò la Summa, il filosofo era il punto di riferimento di una sorta di confraternita di alchimisti e adepti rosacrociani. Essa costituì molto probabilmente la cellula principale di quella “setta di Giordanisti” che il Nolano riferì a più riprese di aver fondato in Germania. Ciò mi ha consentito di portare nuovi contributi all’ipotesi di un contatto tra Bruno e i Rosacroce, già avanzata da Frances Yates, e che, alla luce di quanto da me raccontato nel libro, appare fondata.
Quali furono i rapporti tra Bruno e il movimento Rosacrociano?
L’insegnamento di Bruno e la setta di Giordanisti da lui fondata esercitarono un influsso che ancora oggi è riconosciuto con convinzione dal movimento rosacrociano. Soprattutto intorno alla teoria del macrocosmo e del microcosmo è possibile rintracciare una evidente sintonia tra la Nolana filosofia e la dottrina dei Rosacroce. Non si può parlare, però, di un arruolamento militante del filosofo nel movimento. Fondamentale, nel delimitare le differenze, è il radicale anticristianesimo del Nolano, che vede in Cristo soltanto un uomo, e a nessun uomo egli riconosce una funzione intermediatrice che ognuno di noi già non possegga. Bruno non riconosce nessuna autorità umana nel relazionarsi ad un Dio peraltro inconoscibile nella sua vera essenza. La genealogia dell’antica sapienza, per lui si arresta in Egitto. La sua strada e quella dei Rosacroce, dopo un comune cammino, divergono all’incrocio col Cristianesimo. A parte queste dovute distinzioni, restano innegabili le analogie e le assonanze. Se è possibile che già durante il periodo zurighese, siano emerse suggestioni rosacrociane, è praticamente certo che egli convogliò successivamente parecchi dei concetti che aveva assimilato durante la sua frequentazione bruniana, nella dottrina della Confraternita, di cui in Germania fu un sicuro ispiratore.
Nel suo saggio emerge la figura finora poco conosciuta del teologo elvetico Raphael Egli
Si rivela un personaggio di spessore. Lo si conosceva soltanto per aver raccolto e poi pubblicato in due riprese gli appunti del Nolano. Indagando, però, la sua molteplice attività di grammatico, teologo, alchimista e adepto paracelsiano e rosacrociano, viene alla luce una personalità multiforme, per certi versi sconcertante, ma di grande carisma nell’ambito sia della cultura ufficiale sia di quella esoterica. Una figura che non mancherà di suscitare l’interesse dei lettori.
Cosa si aspetta da questo libro?
Chi mi segue sa bene che il mio principale obiettivo è far conoscere il pensiero di Bruno, andando oltre coloro che, in nome di una esagerata pedanteria, ne ritardano la diffusione da decenni. Fermo restando il valore della critica del testo, ritengo più utile realizzare una traduzione senza imponenti apparati di note e riferimenti critici, che finiscono per avere l’effetto di rendere più difficile una materia già di per sé complicata, per dare agli appassionati la possibilità di leggere testi importanti e raccontare avvenimenti che aiutino ad approfondire la personalità e il pensiero del filosofo.
Qual è il pregio principale di questo testo bruniano?
Soprattutto la seconda parte della Somma, quella sul Descenso degli enti, che si articola nella triade Dio, Intelletto e Anima mundi, rappresenta un vero e proprio condensato della Nolana filosofia. Seguire la scia di questi tre concetti fondamentali costituisce a mio avviso una guida ideale per chiunque voglia avvicinarsi a Bruno. Unico, grande rammarico il fatto che l’ultima parte, forse quella più suggestiva (e in contrasto con i dogmi cattolici), sia scomparsa. Come cerco di dimostrare nel libro, essa fu sequestrata a Bruno dal traditore Mocenigo e consegnata nelle mani dell’Inquisizione. Molto probabilmente si trova ancora negli Archivi segreti del Vaticano. Sarebbe un segno di onestà intellettuale se la Chiesa ci consentisse di accedere nella sua interezza a questo testo di enorme interesse filosofico.
(Erasmo N°19 – 2010)