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Presidente donna, occasione mancata o specchio dei tempi?

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Alla telecronaca, minuto per minuto, delle vicissitudini che hanno portato all’elezione del Presidente della Repubblica sono seguite le immancabili riflessioni di carattere politico e culturale, che hanno in gran parte riguardato l’occasione mancata di eleggere una donna alla più alta carica dello Stato. Nel nostro Paese, infatti, la carica massima raggiunta da una donna è quella di Ministro o Presidente della Camera o del Senato: non c’è mai stato un Presidente del Consiglio al femminile, e proprio in questa occasione si sperava di rompere definitivamente il tabù del soffitto di cristallo.

I nomi in campo

Il confronto tra i partiti era forse già troppo acceso intorno a problematiche di altra natura perché ci si potesse concentrare davvero su una questione delicata come questa. Tuttavia, secondo molti, è stata l’assenza di nomi veramente convincenti a impedire che l’elezione del nuovo Presidente potesse produrre crepe indelebili sul soffitto di vetro che nel nostro Paese continua ad apparire un ostacolo insormontabile.

Il soffitto di cristallo
Il romanzo di Perrelli

Tra i primi nomi messi in campo c’è quello di Liliana Segre: una figura di peso che, secondo i sondaggi, era vista favorevolmente da una grossa fetta della popolazione italiana, ma un po’ troppo avanti con l’età per sopportare il fardello del ruolo.

È tornato alla ribalta anche il nome di Rosy Bindi, già proposto in occasione della precedente elezione. Purtroppo la sua longevità politica, insieme al curriculum di tutto rispetto, non sono riusciti a mettere d’accordo i diversi schieramenti. Stessa sorte per Letizia Moratti e Anna Finocchiaro, che già in passato aveva lamentato la mancanza di “pari opportunità” in fatto di elezioni presidenziali.

Alla fine, Elisabetta Casellati, oggi Presidente del Senato, sembrava avercela quasi fatta: è la sua non elezione a essere ritenuta da molti l’unica vera occasione mancata di eleggere una donna al Colle. Di certo assai più di quella di Elisabetta Belloni, la cui candidabilità è stata, sin dall’inizio, compromessa dalla sua attuale carica di direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.

Un po’ di storia

Per rigore di cronaca, va detto che non si tratta certo del primo tentativo di eleggere una donna alla Presidenza della Repubblica.

Nel 1992, Nilde Iotti ottenne oltre 250 voti. Presidente storica della Camera, Nilde Iotti era la candidata naturale per il Colle: madre costituente, partigiana, era lei la figura ideale da collocare a difesa dello Stato e della Costituzione. Sempre nel 1992, anche Tina Anselmi fu presa in considerazione come Presidente della Repubblica. Prima donna in Italia a ricoprire il ruolo di ministro di governo, anche lei con un passato di partigiana, fu considerata in grado di poter svolgere il ruolo di garante supremo della Costituzione anche nel 2006.

La candidata più “quirinabile” di sempre resta tuttavia Emma Bonino, il cui nome ricorre immancabilmente, dal 1999, ogni qual volta si parla di una donna Presidente. Sono state soprattutto le sue battaglie per i diritti civili, la levatura internazionale conquistata grazie al lavoro svolto come commissaria dell’Unione europea, nonché la sua coerenza a livello politico e sociale, a trasformarla in una candidata così scontata da essere poi, per un motivo o per l’altro, sempre scartata in dirittura d’arrivo.

Solo uomini

Il risultato di questa indecisione, mancanza di coraggio o carenza di personalità femminili ritenute adatte alla carica ha fatto dunque sì che alla guida della Repubblica Italiana si siano finora avvicendati solo uomini.

I 12 presidenti che hanno abitato il Palazzo del Quirinale erano padri costituenti, giuristi, costituzionalisti, con storie ed esperienze considerate più adatte a rappresentare l’unità nazionale e a garantire il rispetto della nostra Costituzione.

In attesa che anche nel nostro Paese il sistema politico comprenda il potenziale che le donne possono esprimere anche ai livelli più alti della gestione dello Stato, risolleviamoci con il record di longevità al potere stabilito dalla regina Elisabetta II: 70 anni di “devoto” e ininterrotto servizio, a cavallo di due secoli e al centro della storia mondiale. E allora, cento di questi giorni.

Foto di: sabrinabelle da Pixabay