Stupendo scherzo del destino quello dell’assegnazione del premio Nobel per la fisica 2018 anche a una donna – la professoressa Donna Strickland dell’Università di Warteloo, in Canada – proprio mentre infuriano le polemiche sull’intervento del fisico Alessandro Strumia al convegno tenutosi al CERN su “High Energy Theory and Gender”.
Al collega Strumia, che ha sostenuto che la matematica e la fisica non sono “roba pi fimmini”, vorrei chiedere, da scienziata, da quali solidi risultati scientifici sul funzionamento del cervello maschile e femminile abbia potuto trarre le sue convinzioni.
Certo che il numero di premi Nobel assegnati finora alle donne – tre in tutta la storia di questo prestigioso riconoscimento – potrebbero dargli ragione, se si dimostrasse che questa diversità è di natura funzionale e non, come in realtà è, il risultato di differenti opportunità e il residuo di stereotipi culturali.
Vorrei anche ricordare a Strumia l’impossibilità per le donne di accedere alla carriera scientifica fino all’inizio del secolo scorso.
Cito solo Lise Meitner, nome notissimo agli addetti ai lavori, e mancato premio Nobel per la fissione nucleare. Lise, nata a Vienna nel 1876, poté iscriversi alla facoltà di Scienze solo nel 1899 quando si aprirono le porte dell’università anche alle donne.
Trasferitasi a Berlino, fu costretta per molti anni a lavorare quasi furtivamente nello scantinato dell’Istituto di Chimica, disagiato e senza bagno. E solo anni dopo poté finalmente mettere piede nell’Istituto di Chimica e istituire il Laboratorio di radioattività nell’Istituto – in cui lavorò con il chimico Otto Hahn – poi diventato ufficialmente il Laboratorio Meitner-Hahn.
Eppure Otto aveva uno stipendio di tre volte superiore a quello della sua collega. Nel 1922, Lise ottenne infine il posto di Privatdozent per insegnare Fisica, diventando la prima donna in un’università della Prussia.
I suoi lavori sulla radioattività sono stati fondamentali per la scoperta della fissione nucleare, eppure il premio Nobel fu assegnato solo a Otto Hahn. Lise venne proposta più di dieci volte, ma non vinse mai.
Ancora oggi l’equilibrio di genere in ambito scientifico non è stato raggiunto: la percentuale di ricercatrici nei laboratori italiani si aggira sul 30% del totale ma, quando si raggiunge l’apice della carriera come Professore ordinario o Dirigente di ricerca, la percentuale si abbassa drasticamente a circa il 5%. Ebbene, il Nobel rappresenta l’apice dell’apice della carriera di uno scienziato e i numeri parlano chiaro.
Dire, come Strumia, che la scienza non è “roba” per donne, significa compiere un grave errore metodologico: invertire la causa con l’effetto.