Dietro le scoperte sull’energia nucleare del premio Nobel per la Fisica 1938 Enrico Fermi c’è qualcosa anche di banale: i secchi d’acqua della donna delle pulizie dell’Istituto di Fisica dell’Università di Roma in via Panisperna. Il nome di questa umile donna ignorata dalla storia della scienza ufficiale era Cesarina Marani. Proprio grazie ai secchi d’acqua da lei nascosti sotto il tavolo dove Fermi e gli altri giovani fisici del suo laboratorio facevano gli esperimenti, i ”ragazzi di via Panisperna” arrivarono alla scoperta della fissione nucleare.
A raccontare questo singolare retroscena è una ricerca condotta su testimonianze e materiali d’archivio da due fisici, Fabio Cardone dell’Università dell’Aquila e Roberto Mignani dell’Università di Roma Tre, autori del libro «Enrico Fermi e i secchi della sora Cesarina. Metodo, pregiudizio e caso in fisica», pubblicato dall’editore Di Renzo. Il volume è considerato dagli specialisti il più originale nell’anno in cui si celebra il centenario della nascita di Fermi.
Nel 1934 Enrico Fermi e gli altri fisici da lui guidati (Franco Rasetti, Emilio Segrè, Edoardo Amaldi, Ettore Majorana, Bruno Pontecorvo) iniziano a ”bombardare” il nucleo atomico con particelle elementari. Il loro obiettivo è quello di scoprire la struttura e il comportamento dell’atomo.
Era l’inizio della scoperta della fissione nucleare. Al tempo stesso gli esperimenti accertarono che ponendo l’acqua tra il neutrone e il nucleo atomico da bombardare, la spinta dei neutroni rallenta. La versione ufficiale racconta che l’esperimento decisivo sul «processo per la produzione di sostanze radioattive» avvenne il 22 ottobre 1934, giorno in cui fu aperta «la via per l’energia nucleare». L’esperimento sarebbe avvenuto in una vasca di pesci rossi nel giardino dell’Istituto romano di Fisica.
Niente invece si sapeva su come si era giunti a condurre quel misterioso esperimento. Qualche settimana prima – hanno accertato i fisici Cardone e Mignani – sotto il tavolo dove Fermi faceva gli esperimenti erano stati ritrovati alcuni secchi d’acqua nascosti lì dalla donna delle pulizie Cesarina Marani. Il premio Nobel comprese così che era proprio quell’acqua a interferire durante gli esperimenti del ”bombardamento” del neutrone.
Il Messaggero, Cultura – Venerdì, 13 Aprile 2001