Più affidabile della famosa macchina della verità, il Facial Action Coding System (Facs) è un sistema di individuazione delle bugie che registra e analizza ogni singolo movimento facciale. Ce ne parla Paul Ekman, docente di psicologia alla University of California, ideatore del Facs e autore del libro “La seduzione delle bugie“.
Sono finiti i tempi in cui dire una bugia poteva essere una facile scappatoia a responsabilità e sensi di colpa. Oggi bisogna stare attenti a quel che si dice, soprattutto se in giro c’è un “cacciatore di bugie”. Con questo termine, coniato da Paul Ekman, docente di psicologia alla University of California, si allude a una persona appositamente preparata per smascherare l’inganno. Ma come è possibile dire con certezza se una persona sta mentendo?
Ci si era già provato attraverso l’uso del poligrafo, la cosiddetta macchina della verità: quattro sensori, una serie di tubi pneumatici e un rilevatore della pressione sanguigna. Quanto basta per registrare tutti i cambiamenti nell’attività del sistema nervoso autonomo, ossia ritmo e frequenza cardiaca e respiratoria, sudorazione e temperatura corporea.
Tuttavia il metodo, molto praticato nelle centrali di polizia statunitensi, ha accesso un vespaio di polemiche circa la sua affidabilità, tanto che in alcuni stati americani non viene ammesso come prova testimoniale, ossia come indizio di reato.
“Il poligrafo rivela le emozioni non le bugie”, spiega Ekman. “Molte persone innocenti, a cui viene richiesto il test del poligrafo, potrebbero mostrarsi spaventate dall’eventualità di essere fraintesi. Questo potrebbe dunque farle sembrare colpevoli, timorose di essere scoperte”.
Se dunque una delle mancanze del poligrafo è quella di rivelare la presenza di un’emozione, ma non necessariamente di una bugia, il Facial Action Coding System (Facs), ideato e creato da Ekman e Friesen nel 1978, può ovviare a questo problema.
Il sistema fornisce un metodo di misurazione oggettivo della contrazione dei muscoli facciali, solitamente coinvolti nell’espressione di tutte le differenti emozioni. Dopo aver esaminato quasi cinquemila videoregistrazioni di diverse espressioni, è stato costruito un tabulato dove sono elencate le singole “unità” facciali coinvolte in un movimento. Sono state inoltre determinate la durata di ogni contrazione muscolare, la loro intensità e le eventuali asimmetrie bilaterali.
Apparentemente il Facs è un sistema descrittivo, ma i suoi tabulati permettono un’anticipazione di quali unità si debbano necessariamente attivare in risposta a una specifica emozione. Per esempio, il sorriso prevede la contrazione del muscolo gran zigomatico, affinché gli angoli della bocca si sollevino, e del muscolo orbicolare dell’occhio, affinché le orbite oculari si restringano. Ma se il sorriso non è autentico, cosa accade?
Assistiamo soltanto alla contrazione del muscolo gran zigomatico. Questo non è che un esempio lampante, ma quando si tratta di individuare una bugia, bisogna esaminare i micro-movimenti: come un muscolo che si contrae quando non dovrebbe o, al contrario, che non si contrae affatto pur dovendo; una contrazione troppo breve o, viceversa, troppo lunga; le eventuali asimmetrie tra la parte destra e quella sinistra del volto.
Il Facs diventa così un efficace indicatore di bugie, perché rivela tutte le contraddizioni e le inesattezze espressive del volto. Quando infatti la nostra concentrazione è rivolta alla cura delle parole o degli atteggiamenti, al fine di ingannare qualcuno, le emozioni sono controllate, ponderate, e ciò comporta inevitabilmente un’alterazione dei normali schemi espressivi. Ma quanto è affidabile questo sistema? “E’ un sistema molto preciso per misurare i movimenti facciali, che ha dato ottimi riscontri nel distinguere la verità dalla menzogna”, conferma Ekman, “ma il suo margine di errore è del 10 per cento: troppo alto per essere usato come prova in un tribunale”.
Non andrà bene ai fini giuridici, ma può essere un eccellente metodo investigativo a uso personale, tanto che i suoi schemi interpretativi delle emozioni sono stati raccolti in un archivio, chiamato “Facsaid” (Facial Action Coding System Affect Interpretation Database).
Nel frattempo, il libro di Paul Ekman – “La seduzione delle bugie” può essere una lettura istruttiva per quanti sono a caccia di bugie. Senza dimenticare, però, che la bugia non sempre è un crimine: “La verità a volte può essere usata in modo distruttivo“, aggiunge Ekman. “Anche se ogni tanto mentire è necessario per proteggere qualcuno dal dolore. Ma la maggior parte delle bugie, se scoperte, distruggono la fiducia. L’unico modo per sapere se è veramente necessario mentire è chiedersi: se la persona a cui sto mentendo lo scoprisse, potrebbe sentirsi tradita o ferita? Valeva la pena – conclude Ekman – di perdere la sua fiducia?”