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UFO, UAP e gli infiniti universi

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Se siete appassionati di astronomia, forse avete sentito parlare di UAP, l’acronimo sta per Unidentified Aerial Phenomena, fenomeni aerei non identificati e sostituisce il più noto UFO, Unidentified Flying Objects, oggetti volanti non identificati.

Ma perché questo cambio di nome?

Cos’è un UAP?

Si tratta di un fenomeno osservato nel cielo che non ha una spiegazione immediata o convenzionale. Può essere un oggetto fisico, come un aereo, un satellite, un meteorite, ma anche un effetto ottico, come un miraggio, un’illusione, una riflessione.

Infiniti Universi

In alcuni casi, gli UAP possono essere anche fenomeni naturali rari o sconosciuti, come le aurore boreali, i fulmini globulari, i jet plasmati. Gli UAP non sono necessariamente sinonimo di UFO, ovvero di oggetti volanti di origine extraterrestre.

Questa è una possibilità che non può essere esclusa a priori, ma che richiede prove solide e verificabili. Altrimenti si cade nel campo della speculazione, della fantascienza o della pseudoscienza.

Ecco perché il termine UAP è preferito da molti scienziati e ricercatori che si occupano di studiare questi fenomeni con rigore e metodo. Uno di questi scienziati è Paul Davies, fisico teorico e cosmologo di fama mondiale.

Siamo soli nell’universo?

Nel suo libro Un solo universo o infiniti universi?, Davies sostiene che la domanda se siamo soli nell’universo è legata alla domanda se esiste un solo universo o se ne esistono molti altri, in una sorta di multiverso.

Davies spiega che la teoria del multiverso è una delle possibili soluzioni al problema del fine-tuning, ovvero del fatto che le leggi fisiche e le costanti fondamentali dell’universo sembrano essere calibrate in modo preciso per permettere l’esistenza della vita.

Se ci fosse un solo universo, questo sarebbe un caso straordinario e improbabile. Se invece ci fossero molti universi con leggi e costanti diverse, allora sarebbe naturale che almeno uno di essi fosse adatto alla vita.

Ma cosa c’entra questo con gli UAP e gli UFO?

Davies suggerisce che se esistesse il multiverso, potrebbe essere possibile viaggiare tra gli universi attraverso dei wormhole, dei tunnel spaziotemporali che collegano punti lontani o diversi dell’universo o di universi differenti.

In questo modo, potrebbero esistere civiltà extraterrestri avanzate che sfruttano questi wormhole per esplorare altri mondi o per nascondersi da eventuali nemici.

Potremmo ipotizzare quindi che alcuni UAP potrebbero essere in realtà dei wormhole aperti da queste civiltà aliene per osservare il nostro pianeta o per comunicare con noi.

Questa sarebbe una spiegazione plausibile per alcuni aspetti strani degli UAP, come la loro capacità di cambiare forma, direzione e velocità in modo apparentemente impossibile secondo le leggi della fisica.

Ovviamente questa è solo una teoria, che non ha ancora alcuna prova sperimentale a suo favore. Davies stesso ammette che si tratta di una speculazione audace e provocatoria, ma non per questo priva di interesse scientifico e filosofico.

Il suo libro è un invito a riflettere sulle grandi domande dell’esistenza e sul ruolo della scienza nel trovarne le risposte.

Foto di Alexander Antropov da Pixabay