Guido Nicosia, ambasciatore italiano all’estero dal 1962 al 1999, autore di “Diplomatico per caso” (Di Renzo Editore 2016), inaugura la sua rubrica estiva sulle mete meno turistiche del mondo. Paradisi ancora da scoprire. Ecco a voi il misterioso Sudan.
Fondali incontaminati, migliaia di specie ittiche differenti, barriere coralline ancora intatte, in uno dei mari più belli del mondo: il Mar Rosso, lato Hala’ib – Port Sudàn. 260 km di costa, con il deserto alle spalle e la barriera corallina davanti. Temperatura dell’acqua tra i 25 e i 30 gradi tutto l’anno.
Meritano senz’altro un’escursione subacquea Precontinent II, il futuristico mondo sommerso dell’esploratore e regista francese Jacques-Yves Cousteau – che qui negli anni ’60 costruì la sua casa sottomarina a forma di riccio, a venti metri di profondità – e i relitti della Seconda Guerra Mondiale ora popolati di coloratissimi banchi di pesci. Ma attenzione agli squali, che in queste acque sono di casa.
Il Sudan, dunque, non è soltanto terra di guerre e di profughi, come ci raccontano i media. È anche un Paese ricco di attrattive per lo studioso e il turista. Al primo, lo studioso, le vestigia di civiltà antichissime, da quelle di Kush del 2500 a.C. a quelle di epoca ellenistica di Meroe – vestigia studiate e valorizzate da spedizioni archeologiche in gran parte italiane.
Per inciso: di “italiani” in queste terre ne son passati molti, dai centurioni di Cornelio Gallo a Romolo Gessi – fiduciario del generale Gordon e patriota risorgimentale, tanto da esser ribattezzato il Garibaldi d’Africa, che abolì la tratta degli schiavi lungo il Nilo – fino ai missionari comboniani, che da Verona raggiunsero il Sudan nell’800 per dedicarsi all’insegnamento secondario e universitario.
Per entrambi, il turista e lo studioso, un’attrattiva senza eguali è la parte settentrionale dei due affluenti del Nilo, il Bianco lento e solenne, l’Azzurro trasparente e veloce, che si uniscono in un punto tra Omdurman, la vecchia capitale del Mahdi (Muhammad Ahmad) – l’unico condottiero arabo che sconfisse l’esercito inglese – e Khartoum la città nuova del leggendario Gordon Pascià – il generale britannico Charles George Gordon detto anche Gordon il cinese, per le vittorie riscosse in Cina – il cui palazzo sorge sulla riva sinistra del Nilo Azzurro, quasi alla confluenza col Bianco.
Ognuna delle cinque cataratte (brevi salti di livello nel corso del fiume) merita una visita per la storia di cui è testimone e per i resti delle civiltà che vi prosperarono. Una volta le cataratte erano sei ma la seconda non è più visibile, sommersa com’è dal lago Nasser, sui cui fondali giacciono anche i resti di molte chiese cristiane: la parte Nord del Paese, chiamata Nubia, è diventata musulmana soltanto nel XIII secolo.
I nubiani, che si definiscono “verdi” per il colore bruno – e non nero – dell’epidermide, sono una delle tante etnie in cui è diviso il Paese. Le principali altre sono l’araba – la più numerosa, dalla quarta cataratta a tutto il corso meridionale dei due rami del Nilo e alle regioni interne del Kordofan e del Darfur – la bègia, che occupa l’area a Nord di Cassala fino al confine con l’Egitto, e i kanuri, al confine col Ciad.
Il Sud è dominio delle etnie nilotiche dei dinka, nuer e scilluc – atletiche e bellicose, che si combattono ancora oggi nel nuovo Stato del Sudan del Sud, voluto da interessi petroliferi – e dei toposa, murle, berta, zande e molte altre. Qui, è stato rinvenuto uno dei primi teschi di Homo sapiens boscimanoide.
Sulla strada per Port Sudàn è da segnalare Cassala, che fu per breve tempo italiana, notevole per i suoi monumenti musulmani. Poco oltre, la leggendaria Suakin, costruita in uno stile misto di elementi europei e arabi, con blocchi di corallo, fragili e preziosi.
Al confine con l’Egitto, troviamo Berenice, città ellenistica scoperta negli anni ’90 dagli avventurosi fratelli Castiglione, gli industriali della Cagiva. In Omdurman, l’antica capitale, si conservano le tradizioni mistiche del sufismo, popolari tra gli strati più umili del Paese, che per il resto è sunnita con minoranze cristiane organizzate in diocesi e ben rappresentate dai missionari comboniani.
La parte settentrionale del Paese è quasi esclusivamente desertica, scendendo a Sud ci si inoltra nella steppa che poi lascia il posto alla savana. Un itinerario che bisognerebbe fare dall’alto di un elicottero, seguendo le migrazioni stagionali delle migliaia di specie animali che popolano queste terre.
Al limitare del Sahara, incontriamo il Gebel Barkal, catena montuosa considerata sacra dagli antichi egizi perché somigliante all’Ureo (il serpente che decora le teste dei faraoni), oggi patrimonio dell’Unesco, popolato di templi e piramidi.
Al di sotto del decimo parallelo, il Sud Sudan diventa verde e pianeggiante, con ampie distese paludose.
Il Nilo attraversa completamente il Paese da Sud a Nord ed è per il Sudan altrettanto importante che per l’Egitto, sia per i trasporti che per l’irrigazione delle terre aride circostanti. L’area più fertile è quella compresa fra il Nilo Bianco e l’Azzurro, in quella che è la zona detta Gezira, che in arabo significa “isola”.
Il clima è ovunque assai caldo: desertico al Nord, semi desertico al Sud, dove si manifestano anche gli effetti dei monsoni estivi (da maggio a ottobre).
Il periodo migliore per recarsi in Sudan è l’inverno e, in particolare, nei mesi di dicembre e gennaio. Sul Mar Rosso, l’inverno è piacevolmente caldo, con massime intorno ai 25-27 gradi. Il tempo è bello ovunque, con notti in genere fresche sul Mar Rosso e fredde al Nord. A febbraio il caldo comincia ad aumentare in tutto il Paese e al Sud, dove era già intenso, diventa decisamente torrido, con punte che d’estate arrivano anche ai 50 gradi e con un’umidità difficile da sopportare.
Khartoum, che sorge a 400 metri d’altezza, è una delle capitali più calde del mondo, con un’escursione termica giorno/notte che d’inverno può andare da 31 gradi a 1 grado.
Nella regione del Darfur Occidentale si trova il Jebel Marra, una catena montuosa con crateri vulcanici occupati da laghi e altitudini che raggiungono i 3.000 metri, come Deriba Caldera. Qui il clima è mite e il paesaggio è più verde.
La poesia è la produzione culturale centrale in Sudan, ne è testimone il recente successo internazionale del poeta Al-Saddiq Al-Raddi