Chi ha studiato un po’ di teoria del romanzo, sa quanto può essere pedantesca, soprattutto quando si arriva alla classificazione del tipo di narratore che l’autore sceglie come voce della storia. Onnisciente, omodiegetico, di primo grado, ecc. ecc.: il narratore può essere classificato a seconda del punto di vista, di quanto sa della storia e dei protagonisti, di quanto vuole o può dirci.
Ma non bisogna dimenticare che, come nel caso di ogni sistema e classificazione, la teoria parte dalla pratica. Quali sono allora i narratori più interessanti della letteratura classica? E quali autori hanno saputo dare alla voce del racconto una dimensione nuova e personale? Quali espedienti hanno usato per dar vita alla loro narrazione?
In un elenco ideale di 10 narratori originali, si può cominciare da quello di Orgoglio e pregiudizio che dei personaggi ci racconta non solo le avventure, ma anche pensieri e sentimenti. Un bel presuntuoso.
Il Dr. Watson ci narra storie che conosce bene ma che non sono le sue: sono le vicende di Sherlock Holmes che ha vissuto con lui e che racconta in prima persona, senza andare mai oltre quello che visto e sentito. Un narratore cauto.
Zeno Cosini, invece, ci racconta la sua storia, ma distorce i fatti nel tentativo di sembrare ciò che non è. La sua è una versione diretta ma inattendibile. Un tipo inaffidabile.
Il narratore de I Promessi sposi riferisce – dice lui – la storia letta in un vecchio manoscritto: forse non si vuole assumere le proprie responsabilità? La sua è una tattica avveduta. Più furbi di lui sono solo i novellieri del Decamerone, che la responsabilità della storia se la dividono in 10. Astuti.
Anche Lockwood è costretto ad affidarsi ai racconti di altri per raccontare le vicende di Cime tempestose, ma qualcosina la sa anche lui. Si arrangia con ciò che ha e che può trovare. Un tipo pieno di risorse.
Ne Il nome della rosa, Adso da Melk scava nei meandri della propria memoria alla ricerca di ricordi di gioventù e degli insegnamenti del suo maestro. Un narratore nostalgico.
Huckleberry Finn ci racconta le sue avventure con l’ingenuità del fanciullo, che non vede mai il male, tanto meno nella compagnia di un schiavo.
Un sognatore. Ismaele tocca appena le avventure del capitano Acab, ma è l’unico che sopravvive per raccontarle. È narratore nascosto ma centrale. E infine, Marcel, che grazie a un biscottino lascia il torpore in cui si trova per gettarsi alla Ricerca del tempo perduto in un fiume di parole lungo sette volumi.