Cos’è una particella elementare? Una particella che non può suddividersi, in quanto è una particella elementare, ultimo stadio della costituzione della realtà. Come non rendersi conto che la realtà è costituita da particelle elementari? Tutti, se non lo sanno, lo comprendono. Del resto non vi è niente di più facilmente intuibile. Almeno sappiamo questo, almeno questo lo sappiamo: la realtà è costituita da particelle elementari. E traiamo un sospiro di sollievo.
Nell’indecifrabilità dell’esistente, la scienza ha scoperto la presenza delle particelle elementari a base costitutiva della realtà. Il tempo di fiatare a pieni polmoni e la stessa scienza ci smentisce e si smentisce. È vero che le particelle sono denominate elementari, ma il termine “elementari” è detto per dire, per illudersi di aver raggiunto uno stato fondativo radicale della materia. È però, vero il contrario, scopriamo particelle sempre più minime, che suddividono quel che sembrava “uno”.
C’è poco o nulla di “elementare” nelle particelle elementari, le quali sono suddivisibili non sappiamo quanto, giacché non appena crediamo di aver scoperto il dato ultimo lo dobbiamo rielaborare in dati maggiormente suddivisi. Fino ad oggi è stato così.
La questione riguarda certamente la “fisica”, ma ha una rilevanza filosofica decisiva. Talvolta sembra, come immaginava Renato Cartesio, che un demonio beffatore si diletti a toglierci qualsivoglia certezza, e la tolga precisamente a chi massimamente indaga. Ossia, più si è scienziati, più si conosce, più crescono i misteri, i dubbi, l’indecifrabilità.
A parte la materia oscura e la materia ignota, di cui ho talvolta fatto cenno, e che rappresentano la porzione pressoché totale della realtà, poi, della materia conosciuta, la nostra materia, quella che vediamo e tocchiamo, se la svisceriamo minuziosamente… continuiamo a distinguerne sempre particelle ulteriori, scopriamo nuove particelle ulteriori, scopriamo nuove particelle.
E non credo che perverremo allo stadio realmente elementare. Perché, quest’incertezza di risultati finali? Perché talvolta viene da pensare che quel che chiamiamo materia sia il rivestimento visibile di un’energia invisibile, direi immateriale, un’energia senza materia, che dà luogo alla materia, sebbene ciò appare in contrasto con ciò che chiunque sa: che l’energia è dovuta alla massa, al dunque: alla materia in movimento.
Anche la gravitazione sembrerebbe dovuta alla massa, anzi: è dovuta alla massa. Ma, come dire? La massa non spiega se stessa. Scrive in “Sopra un raggio di luce”, Di Renzo Editore, Bryce DeWitt, il celebre autore, con John Wheeler, dell’equazione del “multiverso” basata sulle teorie quantistiche:
«Attorno al Sole gira la Terra, che viene attratta da esso da una forza che dipende sia dalle loro masse che dalla distanza reciproca. Anche in questo caso, se la Terra fosse in una posizione diversa, subirebbe un’attrazione differente. Come nell’esempio precedente, possiamo dire che intorno al Sole abbiamo un campo, chiamato questa volta “campo gravitazionale” (in realtà la relatività generale ci ha insegnato, e lo vedremo dopo, che quest’attrazione è un effetto della curvatura dello spazio-tempo)».
A prima vista è una categorica smentita di un’energia smaterializzata come realtà ultima, alla quale accennavo.
Del resto, mi limito a cogliere quel che sollecita la ricerca di scienziati che hanno impresso il loro segno sull’intendimento della realtà. Ma se la massa è energia, nei modi in cui lo è, l’energia non è materializzabile. Se la Terra è attratta dal Sole in quanto ha una massa minore, ed è collocata in una data posizione, l’attrazione non è materializzabile, la materia travalica se stessa, in questo senso impiego il termine “immateriale”.
Come nel cervello dell’uomo, le cellule neuronali e le sinapsi sono indispensabili al pensiero, ma il pensiero non è il cervello. Voglio dire che tra materia ed energia, così come tra cervello e pensiero, ma è un’analogia puramente illustrativa, vi sono rapporti stupefacenti, al punto che si potrebbe concepire un fondamento “energetico” del reale non meno di un fondamento materialistico.
Voglio dire che la massa non si trasforma in energia: è in sé energia. E allora che cos’è la realtà? È materia, una materia illimitatamente divisibile o di cui non si coglie il termine della divisibilità, in ogni caso è, in quanto materia, energia, la quale energia non è tuttavia materia. L’attrazione che il Sole suscita sulla Terra non è “materia” come lo è, sembra, un corpo.
A puro titolo d’indicazione, ciò che scrive DeWitt sulla diversità tra percezione del reale del senso comune e percezione del reale in forma scientifica e di quanto a livello microfisico sia incerto, problematico, indeterminato, indeterminabile ogni evento è sconvolgente.
Non c’è alcuna necessità che quel che avviene avvenga. Tutto si riafferma momento per momento! Stiamo sempre per finire, e ricominciamo. Ma non pare sia l’inevitabilità di una concatenazione, meno che mai di uno solo svolgimento del reale. Il reale è sempre nel terreno del possibile.
Ciò rende mirabile la scienza: che confluisce nella filosofia.
Secolo d’Italia, martedì 31 maggio 2005, pag. 20 – Antonio Saccà