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La straordinaria bellezza dell’eclissi totale

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Occhi al cielo e naso all’insù. È così che si è fatta trovare l’America dall’eclissi totale di Sole dell’8 aprile 2024. La striscia d’ombra ha attraversato il Messico, Stati Uniti e Canada scatenando la curiosità e l’eccentricità di molti. E se a New York la gente si è limitata a scendere in strada o a salire sui grattacieli più famosi, qualcuno ne ha approfittato per pronunciare il “fatidico sì” nel lieve bagliore della corona solare.

Purtroppo molto rara, l’eclissi solare totale è infatti una buona occasione per studiare il Sole, proprio perché la sua parte più esterna diventa visibile. Questo vale in modo particolare per questa eclissi, perché il Sole si trova vicino al “massimo solare”, ovvero in una fase di grande attività, in cui il campo magnetico solare (che s’inverte ogni 11 anni) somiglierà a un groviglio con filamenti tutt’intorno alla corona, che le eclissi mettono ancor più in evidenza.

Rispetto all’ultima eclissi, quella avvenuta nel 2017, la Luna stavolta era più vicina e questo ha fatto sì che la fascia del nostro pianeta dove è stato possibile vederla fosse molto maggiore. Inoltre è durata qualche minuto in più.

L’interesse scientifico per questo fenomeno che la nostra generazione non avrà mai più occasione di rivedere – le prossime saranno tutte eclissi parziali – è stato ovviamente enorme: dalla NASA che con telecamere ad alta quota e strumentazione a bordo di razzi ne ha approfittato per studiare ulteriormente gli effetti del Sole sulla Terra alla libera iniziativa di privati e appassionati che, armati di app, hanno misurato, cronometrato e fotografato l’eclissi per migliorarne le previsioni.

Tutto questo è stato solo parzialmente oscurato (scusate il gioco di parole) dall’isterismo di massa manifestatosi nelle forme più svariate: dai viaggi lungo tutto il cono d’ombra agli occhiali speciali per mucche e cavalli, per non parlare dei soliti predicatori che hanno minacciato la fine del mondo.

Grazie al potere dell’ignoranza, da sempre l’eclissi è considerata un segno – presagio o augurio – di eventi ancora da compiersi. Da questo punto di vista sono famose le eclissi del 1431, avvenuta proprio mentre Giovanna d’Arco era sotto processo per stregoneria e quella lunare del 1504, che Cristoforo Colombo, esperto astronomo armato di almanacco riuscì a predire, utilizzandola per ricattare gli ignari indigeni: dovevano sfamare il suo equipaggio o lui avrebbe fatto sparire la Luna.

Ma le eclissi sono anche fenomeni eccezionali descritti in ogni epoca e al tempo facilmente calcolabili, tanto da essere stati utilizzati per datare con maggior precisione eventi storici di popoli di un passato lontano, dagli Ebrei ai Babilonesi agli Egiziani.

Ma soprattutto hanno rappresentato una grande occasione in termini di miglioramento delle conoscenze scientifiche, grazie alle menti più intraprendenti che le hanno comprese e sfruttate.

Tra questi Jules Janssen e Norman Lockyer, che durante l’eclissi solare totale del 1868 analizzarono lo spettro della luce solare rilevando un elemento ancora sconosciuto: l’elio. E soprattutto, Arthur Eddington, l’astronomo inglese amico di penna di un incompreso Albert Einstein, che sfruttò l’eclissi solare totale del 1919 per confermare la teoria della relatività generale.