Le vignette sulla longevità – politica e biologica – della regina Elisabetta sono ormai all’ordine del giorno: nel presepe o negli affreschi di Pompei, erede del figlio Carlo, sopravvissuta al Primo Ministro, non c’è situazione che non diventi occasione per scherzare su un personaggio per molti versi straordinario.
L’istituzione della monarchia è un tema sempre molto discusso (soprattutto dal punto di vista economico e finanziario), ma continua ad esercitare un certo fascino, per il suo essere così fuori dal tempo eppure così capace di adattarsi ai giorni che viviamo.
Un libro appena pubblicato, guarda caso in UK, cavalca l’onda del successo sempiterno della casa reale britannica per romanzare l’infanzia della regina e della sua sorellina vista dagli occhi della loro governante scozzese.
Basato su fatti “reali” – in tutti i sensi – raccontati dalla stessa governante in un libro autobiografico che le costò per sempre il favore dei suoi illustri datori di lavoro, il romanzo racconta la voglia di normalità delle due bambine, abituate allo sfarzo e alle regole della vita di palazzo, ma totalmente ignare della vita di tutti i giorni.
La governante soddisferà questa desiderio di vedere il mondo per com’è, portando le sue protette sui treni della metropolitana o a fare compere nei grandi magazzini, fuori dalle fiabe di re, regine e principesse che piacciono tanto a noi comuni mortali. E se noi restiamo affascinati da cavalli e carrozze, per la piccola regina l’avventura più grande è prendere una scala “che si muove”. Insomma, nella vita tutto è relativo.
Fuori dalla gabbia dorata in cui erano abitualmente relegate, Elizabeth e Margaret furono spronate alla creatività e guidate in quelle piccole avventure della vita che costituiscono l’infanzia di ogni bambino. Fu probabilmente questo che consentì loro di superare i traumi familiari che seguirono l’abdicazione dello zio, l’ascesa al trono del padre e la seconda guerra mondiale.
Il romanzo, che dalla sua pubblicazione in agosto ha già venduto 3 milioni di copie, conferma il fascino che le faccende reali continuano ad esercitare sull’immaginario collettivo, ma anche l’importanza che l’ambiente circostante può avere sulle esperienze dei bambini, formandoli come persona, anche se destinati – per lignaggio, per tradizione o dalle stelle – ad occupare un posto importante, molto a lungo, speriamo felici e contenti.