La maggior parte di noi legge in silenzio, ascoltando l’eco delle parole nella nostra testa, rifugiandoci nel più profondo di noi stessi. Eppure questa dimensione così personale e intima della lettura è del tutto moderna: in passato, soprattutto quando l’alfabetizzazione non era diffusa come oggi, si leggeva ad alta voce, non solo per se stessi ma anche per gli altri.
Fortunatamente quest’abitudine non è ancora andata perduta: noi tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo letto una fiaba ad un bambino. E la lettura di brani è ancora una parte importante delle presentazioni dei libri.
Una ricerca recente suggerisce che affidare la lettura solo alla nostra voce interiore ci fa perdere molto e che leggere ad alta voce può avere, anche per gli adulti che hanno dimestichezza con la cosa, numerosi benefici.
Il primo è senz’altro quello di migliorare la memoria: non è un caso che alla base delle tecniche più comuni di studio ci sia proprio l’iniziale lettura ad alta voce. Inoltre, ascoltarsi mentre si legge aiuta a comprendere i passaggi che ci risultano ostici: alzi la mano chi non ha mai letto ad alta voce le istruzioni per l’uso di qualche infernale aggeggio per capire come funziona.
Infatti, leggere a voce alta consente di prendersi più tempo, di andare con calma, mentre la lettura silenziosa non è, di fatto, che un rapido riconoscimento di parole familiari che spesso non si sofferma sul significato nel loro contesto. Leggere a voce alta significa decidere di fermarsi a comprendere: che si tratti di un linguaggio tecnico o dell’incomprensibile “burocratese”, le parole che non afferriamo, se pronunciate ad alta voce, hanno un suono diverso, più chiaro e intellegibile.
Noi da parte nostra vi esortiamo a declamare le vostre letture anche quando non ve n’è necessità. Perché a volte le parole sono così belle, così ben usate, che vale la pena assaporarne il gusto sulla punta della propria lingua.