C’è chi vede il liberalismo un po’ in tutto il programma di Macron e chi invece non ne vede a sufficienza. Qual è il punto di vista di Pascal Salin, uno dei principali esponenti di questo movimento in Francia e in Europa?
Purtroppo il liberalismo in Francia è oggetto di grande confusione, spiega Salin, e si ritiene che tutte le decisioni di un presidente e di un governo debbano essere ispirate dal liberalismo.
In effetti le politiche di Chirac o Sarkozy sono molto più vicine alle politiche socialiste che non a quelle liberali. Per questo, continua Salin, si è concluso che il liberalismo sia incapace di risolvere i problemi francesi.
Addirittura qualcuno – si legga: Marine Le Pen – ha sostenuto che le difficoltà economiche della Francia siano il risultato di politiche ultra-liberali che datano a François Mitterrand.
Il liberalismo, insiste Salin, consiste nel difendere la libertà di tutti gli individui, lasciando loro la libertà di scelta, rispettando il diritto alla proprietà e dunque permettendo loro di essere responsabili. Ciò è possibile solo limitando i vincoli dello Stato: oggi la Francia è invece uno dei paesi più fiscalizzati e regolamentati d’Europa.
Se il liberalismo è così mal considerato in Francia, prosegue Salin, è in gran parte a causa della grande confusione che regna su questo tema, spesso in maniera del tutto volontaria. Lo si presenta, a torto, come una dottrina che difende i ricchi contro i poveri, o i datori di lavoro contro i salariati, e spesso si pretende che punti ad assicurare la supremazia delle grandi imprese.
Tuttavia, spiega Salin, la consapevolezza dell’esistenza di una “nomenclatura”, spesso proveniente dalle grandi scuole, che detiene il potere politico e che occupa i posti di dirigenza delle grandi imprese è un tratto caratteristico della situazione francese.
Ma si tratta di un fenomeno che va descritto come un “capitalismo di connivenza” e non come una situazione tipica di un’economia liberale. Un altro aspetto importante del liberalismo, sostiene Salin, è la liberalizzazione degli scambi, che ha fatto passi da gigante nel seno dell’Unione europea, e che ha portato a considerevoli miglioramenti dei livelli di vita, ma sono numerosi coloro che l’accusano di essere in realtà la causa delle attuali difficoltà economiche del paese.
Di certo è facile per i politici trovare alibi di questo tipo, ma le cause dei problemi francesi vanno trovate nelle cattive scelte in fatto di politica economica interna e non nella concorrenza dall’estero.
In definitiva, conclude Salin, questa confusione e questi errori di analisi hanno procurato al liberalismo una cattiva nomea, quando in realtà esso poggia su un fondamento etico incomparabile: il rispetto dei diritti dell’altro. Viene presentato come un fattore di disordine che lo Stato deve inquadrare e limitare e i politici, preoccupati solo di vincere le elezioni, ne cavalcano l’onda. Per questo, credere che il liberalismo possa ispirare la politica francese è oggi quanto mai utopistico.
Fonte: Atlantico.fr