Esperimenti con i gas di scarico testati su animali ed esseri umani, la clonazione di due scimmie, le condizioni disumane in cui vivono gli animali nei laboratori: fin dove può spingersi la ricerca scientifica, in nome del futuro benessere?
Jane Goodall, etologa e antropologa inglese – da anni in prima linea nella difesa dei primati e degli animali in generale, con la sua omonima fondazione e istituto – ha scritto un accorato appello a Scott Gottlieb, commissario della Food and Drug Administration statunitense.
Scopo della lettera è impedire che vengano condotti ulteriori esperimenti, con somministrazione di nicotina, sulle scimmie, dopo che quattro di loro sono morte.
Non è la prima volta che l’etologa si impegna in prima persona in battaglie e dibattiti pubblici: nel marzo 2016 ha sostenuto una campagna dell’Animal Justice Project e a settembre dello stesso anno, con la Cruelty Free International Association, si è schierata contro la ricerca delle neuroscienze sugli animali.
In Europa, il Regolamento 1223/2009 prevede che non si possano testare i cosmetici sugli animali: una goccia nell’oceano, peraltro costruita a maglie talmente larghe che non è difficile farci passare anche le sperimentazioni più crudeli.
Si parla, da anni ormai, di una possibile legge – internazionale – che vieti l’utilizzo di cavie animali lì dove si possa effettuare una sperimentazione ugualmente efficace ma con altri mezzi.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il… profitto.
“Bisognerebbe assegnare il premio Nobel per le scoperte scientifiche che non sono state raggiunte con l’uso di sperimentazioni su esseri senzienti”, suggerisce Jane Goodall, in modo da creare una sensibilizzazione “scientifica” sul tema.
Per il momento, l’unico deterrente effettivo è – almeno in Italia – la Legge 413 del 12 ottobre 1993, che consente l’obiezione di coscienza ai lavoratori del settore sperimentale su cavie animali. Come a dire: ognuno agisca secondo coscienza, la propria.
Per questo Jane Goodall ha lanciato una proposta di dibattito scientifico allargato e internazionale sui test animali: sono davvero indispensabili? Si può pensare al futuro, alla salute, al benessere e… ai profitti, anche senza sacrificare la vita di un animale?
“Tutti vogliamo una cura per malattie atroci come il Parkinson, il cancro o la sclerosi multipla, ma sul come ci sarebbe molto da discutere. Il più delle volte gli esperimenti sugli animali producono effetti irrilevanti per il benessere dell’uomo, ma devastanti per la sopravvivenza dell’animale”.
Spesso la soluzione è più semplice e comoda di quanto si pensi, basta cercarla.