Libri di psicologia

I libri di psicologia sono in estinzione

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I libri di psicologia da leggere sono una specie in progressiva estinzione. Meno impegnativo l’oroscopo. Per contro, aumenta il numero di coloro che prestano grande attenzione al benessere del proprio corpo e alla cura dell’alimentazione: vegani, vegetariani, bio-qualsiasicosa, yoga, cosmesi ayurvedica, pilates, palestre integrate e centri benessere.

E della cara e vecchia “psiche”, oggi, chi se ne occupa?

Gli psicoterapeuti lamentano, ormai da un decennio, la crisi del settore: pochi pazienti e per lo più in cerca di interventi brevi e mirati. Sono passati i tempi del lettino come cura attraverso la parola: per quello ci voleva, innanzitutto, una propensione introspettiva; poi una serie di malattie nervose oggi ampiamente desuete (isteria, nevrosi etc.); in ultimo, un buon backgroud filosofico e una discreta rendita con cui saldare il conto.

Da un certo punto in poi – più o meno attorno agli anni ’50 – il libri di psicologia comportamentale (Hull, Tolman etc.) hanno cominciato ad avere la meglio sui testi “sacri” della psicoanalisi (Freud, Jung, Klein, Adler etc.): si studiavano metodi di apprendimento neocomportamentista per inculcare nei figli l’educazione, più o meno come si addestrano i cani o le foche.

Poi è stata la volta del cognitivismo e, sull’onda della progressiva diffusione dei computer, della “mente computazionale”. Infine è arrivata la “moda” dei libri di psicologia della personalità: diceva Calvino che il XXI secolo sarebbe stato il secolo dell’autobiografia. E così tutti a far profili di carattere, tipi e personalità. Jung, capostipite degli studi sulla personalità, si rivoltava nella tomba a vedere le nuove tendenze americane.

Sì, perché la Seconda Guerra Mondiale ha segnato la fine del monopolio ebraico-europeista sulla psiche e ha dato il via all’oligarchia della mente-cervello di derivazione sperimentalista e americana.

Segno dei tempi, segno delle nuove tecniche di imaging e mappatura del cervello – con Damasio campione di vendite con il suo “L’errore di Cartesio” – che hanno completamente cancellato la componente “psi” dal vocabolario medico.

Non che ci sia alcunché di sbagliato nell’evoluzione della psiche e dei suoi studi: ci si adegua alle nuove richieste (depressione, narcisismo, autismo, deprivazione sensoriale e percettiva, disturbi del sonno etc.) e ai tempi convulsi della modernità (due-tre sedute al massimo per risolvere un problema alla volta, niente mamma papà e complesso di Edipo), oltre alla diffusa predilezione chimica per i farmaci di pronto-intervento (Lexotan, Xanax, Prozac, Zoloft, Serenase etc.).

Il fatto è che a voler fare le cose troppo in fretta, si finisce per banalizzare il problema e la sua soluzione.

I libri di psicologia – da sempre per gli addetti prodotto di serie B del panorama “psi” – ben si prestano agli intenti comunicativi dei “populisti” della psiche: cominciano a fioccare i consigli di successo su come avere o essere qualsiasi cosa.

Le armi della persuasione di massa adesso si chiamano counseling, pubblicità (occulta o meno), PNL.

E chissà dopo che verrà…

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