Siamo anelli di una grande catena di generazioni. I nostri antenati sono i depositari dei segreti che potrebbero svelarci la ragione dei nostri malesseri, incidenti, morti. Fintanto che non capiamo e soprattutto conosciamo il nostro passato siamo destinati a ripeterlo. Possiamo tornare liberi e affrancarci da tale reiterazione transgenerazionale, solo scoprendo ciò che accade, analizzando la vita dei nostri genitori, dei nostri nonni, fino ad arrivare a secoli dietro e tracciare, a volte, il destino di un popolo.
Capire i complessi meccanismi della psiche significa poter vivere la nostra vita e non quella che siamo inconsciamente stati indotti a percorrere. Malattie improvvise, alcolismo, depressioni, sono solo alcune delle risposte della nostra mente a traumi rimossi.
Somiglianze e identificazioni non sono avvenimenti sporadici e casuali ma veri e propri giochi familiari dell’inconscio. Per costruire il proprio genosociogramma è necessario partire dal proprio albero genealogico. Si rappresenta graficamente la vita di ogni membro della famiglia in modo tale da spianare la situazione e trovare il filo conduttore, il ‘filo di Arianna’ da cui estrarre la soluzione al problema.
L’inconscio ha una buona memoria ed ama i legami di famiglia e sottolinea gli avvenimenti importanti del ciclo di vita attraverso la ripetizione di avvenimenti, di età o date (sindrome da anniversario) che spesso vengono dimenticate ed archiviate come coincidenze, che tali non sono. Bisogna avere un approccio integrativo e interattivo per scoprire indizi che spesso sono solo subliminali ma che rappresentano la soluzione dell’enigma. Per capire le dinamiche di questo procedimento si analizzano casi clinici, eventi storici (Kosovo) e personaggi noti ( tra cui Gustave Flaubert, Guy de Maupassant e J. F. Kennedy).
Federica Federico
(Fuorilemura.com – 29 dicembre 2009)