Le cause dell'insonnia

Sempre meno sogni arrivano all’alba

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Dormire fa bene alla salute, perché a quanto ci dicono le ricerche di Ferini Strambi durante il sonno produciamo una sostanza che è responsabile di una pronta risposta immunitaria all’aggressione dei virus. L’insonnia invece è l’esatto opposto.

A dire il vero sono secoli che le madri erano giunte a questa conclusione, basandosi solo sul buon senso, ovviamente, ma adesso hanno un argomento scientifico a favore delle loro preoccupazioni genitoriali. Tuttavia quello che le ricerche non dicono è quali siano le ragioni dell’insonnia.

Perché mai il nostro organismo dovrebbe infatti privarsi di una funzione necessaria e salutare? Le ragioni di questo rifiuto del sonno vanno ricercate in un luogo, che non è il cervello, ma le psiche. A partire da quel primo tentativo di fare del sogno “la via regia per l’inconscio“, che risale all’epoca della “Interpretazione dei sogni” di Freud, dormire — e soprattutto sognare — è diventato un impegno quanto mai gravoso.

I tempi in cui ci si poteva abbandonare a un buon sonno ristoratore, nella felice inconsapevolezza dei propri sogni, erano ormai finiti e, se sognare aveva un senso, non sognare ne aveva mille.

Secondo Ray Meddis, accademico anglosassone che per lungo tempo si è dedicato alla ricerca sul sonno, dormire è un istinto — come mangiare, socializzare e fare l’amore — ma a differenza di questi è un istinto pericoloso. Soprattutto quando si sogna.

Allan Hobson, neuropsichiatra americano, nel suo libro “Sognare: una nuova visione mente-cervello“, sostiene invece che il sonno Rem — ovvero la fase onirica — svolge la funzione di una “brava colf”, che riordina il nostro cervello, eliminando il superfluo e archiviando l’importante dei nostri pensieri diurni.

Che si tratti di un istinto al disordine o di una paura di confrontarsi con mostri e fate notturni — più con i primi che con le seconde — sta di fatto che l’insonnia rappresenta una violenta interruzione del nostro colloquio con l’inconscio. Non voler dormire è sinonimo infatti di non voler sognare.

Dunque, oltre a deprivare il nostro sistema immunitario di “interleuchina” — la preziosa molecola che fronteggerebbe l’attacco dei virus — l’insonnia apparentemente ci solleva anche dal gravoso compito di dover guardare in faccia le verità dell’anima.

La psicoanalisi freudiana interpreta il sintomo come paura di morire, perché dormire è un po’ morire. Ma credo che la paura della morte sia alquanto diffusa, eppure non tutti si rifiutano di chiudere gli occhi. Sono più propenso a credere che al fondo di questo stato di vigilanza forzata ci sia un’attesa. Come quando l’amato è lontano, ma da un momento all’altro ne aspettiamo l’arrivo: non vogliamo che giunga trovandoci impreparati.

Questa metafora non è semplicemente un modo di fare poesia, ma una piccola verità psicologica: l’insonne attende un incontro — anche se non saprebbe dire con chi — ad occhi aperti. Solo che le sue speranze sono continuamente deluse ed, esattamente come nel caso di un amore impossibile, si consuma.

Se solo avesse almeno la possibilità di conoscere l’identità dell’ignoto ospite atteso, forse finalmente si rassegnerebbe al sonno, perché capirebbe che solo nel sogno tale incontro gli sarebbe consentito. Lo sconosciuto che viene dalle tenebre infatti altri non è che un inconscio tradito, per lungo tempo inascoltato, che proprio dal silenzio ha mutuato la parvenza di entità a venire, ma che in realtà è un’entità scacciata.

C’è stata, c’è sempre stata, fin quando un bel giorno non l’abbiamo allontanata. Magari per noncuranza, quando invece non si è verificata una scelta mirata, ma sta di fatto che allora credevamo di poterne fare a meno e, invece, la nostalgia dell’assente ci dice che si è trattato di un amore tradito.

E’ come nella favola di Amore e Psiche: quando un amante viene tradito, bisogna affrontare mille peripezie per riconquistarlo, per vincere il suo orgoglio e la nostra colpa. Ma, dalle parole di Whitman, “non dubito che ti incontrerò ancora, e a questo devo badare di non perderti”.