Autore UomoImre Hermann è stata una figura centrale del movimento psicoanalitico ungherese. Insieme con Sándor Ferenczi e Michael Bálint fu uno dei principali rappresentanti della nota Scuola psicoanalitica di Budapest: è merito suo se la psicoanalisi ha mantenuto la sua continuità in Ungheria.

Nato in una famiglia della media borghesia il 13 novembre del 1889, si laureò in medicina all’Università di Budapest e iniziò la specializzazione in malattie mentali. Durante gli anni dell’università incominciò a interessarsi di psicologia e fu studente di Géza Révész, più tardi noto a livello mondiale per i suoi studi in psicologia sperimentale e in analisi attitudinale.

Fu in questo periodo che Hermann ascoltò una delle conferenze di Sándor Ferenczi sulla psicoanalisi e divenne un appassionato studioso di questa nuova scienza e un seguace di Ferenczi. Tutta la sua vita e la sua attività furono caratterizzate dall’imparzialità propria della corretta ricerca scientifica.

Nel corso della sua opera, Hermann cercò di estendere continuamente l’ambito e gli obiettivi della  psicoanalisi per includervi nuovi campi di indagine: i suoi primi importanti lavori, Psychoanalyse und Logik (1924) e DasIch und das Denken (1929) affrontano la psicologia del pensiero da un punto di vista analitico.

In una serie di esperimenti, pubblicati nel 1921, esaminò le leggi formali della scelta e giunse alla conclusione che, quando la scelta avviene tra una serie di elementi uniformi, per esempio monete, fiammiferi, nella prima infanzia prevale una tendenza alla scelta marginale ed è intorno ai sei anni che compare la scelta delle unità nel mezzo, tipica degli adulti.

In condizioni regressive, nei sogni, in certe psicosi ricompare la tendenza marginale. Un approccio filosofico caratterizza il suo libro Die Psychoanalyse als Methode (prima edizione 1933, seconda edizione 1963, Westdeutscher Verlag): il libro è ancora un manuale di studio nel curriculum psicoanalitico in Ungheria.

Dal 1920 in poi Hermann si interessò particolarmente al comportamento dei primati e cercò le analogie biologiche con la teoria psicoanalitica dell’istinto nella vita e nel comportamento delle scimmie antropomorfe, filogeneticamente più simili all’uomo. I risultati di vent’anni di ricerche furono elaborati nella sua opera Az ember ösi ösztönei (Gli istinti primitivi dell’uomo), introvabile in Ungheria, inaccessibile altrove a causa della lingua ungherese, che è stata infine pubblicata in italiano e in francese e, da allora, ha suscitato un interesse crescente.

Durante gli ultimi anni di vita si occupò della psicologia della perversione. Secondo lui, per risolvere il problema era necessario scavalcare l’ortodossia del sistema psicoanalitico. Basò la sua teoria sulla concezione di Ferenczi del senso erotico della realtà.

Nella normalità, questo senso erotico della realtà si sviluppa in collegamento con il senso globale di realtà nel corso delle fasi della sessualità infantile e delle fantasie autoerotiche fino alla eterosessualità genitale.

Basandosi su osservazioni cliniche, Hermann trovò che in molti pazienti pervertiti l’orientamento accentuato verso l’udito piuttosto che verso la visione fissava lo sviluppo del senso erotico della realtà a un livello infantile, perché il mondo delle voci trasmette un’idea effimera e incerta della realtà. La preferenza acustica si esprime generalmente nella musicalità e ha forse delle basi anatomiche nel lobo temporale.

I Libri di Imre Hermann