L'economia di guerra

L’economia del terrorismo

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Sull’economia del terrorismo vi è ormai una qualificata letteratura sul tema; per esempio, lo European Journal of Political Economy del giugno 2004 vi ha dedicato un numero speciale.

Per poter valutare l’ampiezza del fenomeno, ricordo che nel periodo tra il 1968 e il 2001 ci furono nel mondo dodicimila eventi terroristici, con circa ventimila morti e cinquantamila feriti in totale.

Paragoniamo questo dato ai quarantamila morti annuali sulle autostrade americane. I settori più colpiti dal terrorismo sono stati il settore del turismo, le compagnie aeree, le compagnie di navigazione e il trasporto terrestre.

Gli effetti economici di un evento così drammatico come l’11 settembre 2001 a New York furono gravi per molte persone, per alcune società, per la città di New York, ma l’effetto sull’economia globale degli Stati Uniti non fu profondo, tanto solida è quella economia.

Anche i settori più sotto attacco, la Borsa di New York e i suoi investitori, si ripresero rapidamente e tornarono ai livelli precedenti.

L’attacco ha prodotto un cambio nell’atteggiamento negli Stati Uniti, ma l’economia ne è stata poco toccata.

Può l’economia generare la pace?

Due domande intrigati per gli economisti sono, da un lato, se un’economia prosperi particolarmente in un periodo di pace e dall’altro se vi siano misure economiche che possano essere adottate per prolungarle.

Interrogativi su come mantenere una situazione di pace sono spesso oggetto di discussione tra i politici:

  • quali accordi tra nazioni sviluppare
  • qual è il livello appropriato della spesa militare
  • che tipo di sistemi d’arma acquistare

Può diventare difficile per un paese conservare a lungo la pace in presenza di una minoranza oppressa, ma nel breve periodo è una questione di carattere politico piuttosto che economico.

Come nascano le guerre è un interrogativo la cui risposta è complessa. Per molti paesi in pace, la guerra può avere origini esogene.

Le nazioni pacifiche possono cercare di aumentare i costi di una guerra siglando forti accordi commerciali con il potenziale aggressore e con altri paesi, che ovviamente sarebbero azzerati in caso di guerra.

In una conferenza sulla pace all’Università di San Diego, il delegato Raya Kadgrova, affermò che “dobbiamo rendere la pace redditizia come la guerra”.