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Che cos’è la psicogenealogia

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“La psicogenealogia è un’arte e una scienza”: con il successo editoriale La Sindrome degli Antenati – giunto alla quindicesima ristampa in Francia – il termine transgenerazionale è entrato nel vocabolario comune per definire la trasmissione psichica di fantasie inconsce, segreti e tabù attraverso le generazioni.

L’epistemologia fondante il nuovo libro di Anne Ancelin Schützenberger allarga la visione del transgenerazionale ad una clinica psicogenealogica, proponendo una metodologia sistematica e rigorosa per analizzare i sintomi e le sofferenze che invalidano la vita psichica di una persona.

“Raccogliere nel giardino familiare”: la Schützenberger si avvale di metafore suggestive per illustrare la psicogenealogia, un approccio di tipo analitico che indaga i legami e le rappresentazioni fantasmatiche dell’albero genealogico e ricerca le cause di malesseri psicologici e disagi fisici. L’accurata ricerca svolta dalla Schützenberger e la messa a punto di un raffinato strumento d’indagine come il genosociogramma ha rivoluzionato la psicoterapia, costringendo i terapeuti a rivisitare il lavoro clinico e la comprensione psicodiagnostica.

Mentre in passato si analizzava la soggettività di una persona all’interno della sua narrativa personale e nella dinamica familiare, con l’apertura alla psicogenealogia, è emerso il bisogno di leggere l’individuo in una cornice transgenerazionale che evidenziasse ripetizioni di comportamenti e di ruoli interni inconsci e che desse nuovo significato alla costellazione individuale e familiare. L’autrice presenta una concettualizzazione esaustiva dei meccanismi di trasmissione transgenerazionale.

Distingue tra trasmissione intergenerazionale, per cui le matrici culturali e i valori trasmessi sono stati sufficientemente elaborati e possono essere ripresi e trasformati dalla generazione successiva; e trasmissione transgenerazionale che determina un passaggio di vissuti psichici inconsci per cui i contenuti trasmessi sono impensabili o indicibili e quindi non direttamente trasmissibili tramite racconti o ricordi.

“A chi, a che cosa si tiene veramente? I veri legami”: il genosociogramma è una rappresentazione sociometrica dell’albero genealogico, arricchito da nomi, date e principali avvenimenti. Si evidenziano le relazioni reali e immaginarie che il soggetto ha con gli altri significativi. Risaltano i favoritismi, le ingiustizie e le prevaricazioni del sistema familiare. Emergono le lealtà invisibili, le ripetizioni, i segreti e i non-detti.

La psicogenealogia facilita una consapevolezza delle trame diacroniche di vita. La ricostruzione biografica viene approfondita da un’analisi contestuale che permette di formulare ipotesi interpretative storiche, economiche e socio-politiche e di metterle in relazione agli eventi simbolicamente significativi che hanno segnato la storia di una famiglia nelle generazioni.

Il Genosociogramma

Il genosociogramma è uno strumento analitico e non una tecnica di indagine storica: è un luogo dove esplorare le proprie radici e comporre una nuova trama di vita. Non viene eseguito sulla base di ricerche ma viene costruito a memoria perché importa il modo in cui vengono percepite i legami piuttosto che la loro effettiva realtà. È un albero fantasmatico: talvolta sono proprio gli spazi bianchi, le dimenticanze e i vuoti di memoria ad essere maggiormente espressivi – come i silenzi sul lettino.

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“Ciò che non si esprime a parole s’imprime e si esprime nel male: il linguaggio del corpo”. I segni più eclatanti della fenomenologia transgenerazionale si manifestano attraverso il corpo, mezzo di comunicazione privilegiato. Somatizzazioni e patologie psico-fisiche vengono rivisitate attraverso le generazioni, codici simbolici ed affettivi, intrisi di significato.

“Non ripetiamo gli errori, le sofferenze e le colpe dei nostri avi, ma impariamo che i fatti si ripetono in periodi importanti, spesso significativi”: altre manifestazioni clamorose si riscontrano nelle ripetizioni inconsce di eventi che ricorrono in concomitanza con date familiari significative, la cosiddetta sindrome da anniversario.

La narrazione del proprio genosociogramma provoca forti reazioni emotive e conduce alla consapevolezza dei fenomeni di ripetizioni inconsce. Il racconto di sé diventa progetto terapeutico nella misura in cui rende conoscibile e rappresentabile la propria storia transgenerazionale.

La lettura del genosociogramma si avvale di strategie interpretative che svelano segreti sedimentati nello spazio psichico, eredità trasmesse attraverso le generazioni di contenuti psichici non elaborati o mentalizzati. Sofferenze senza nome e senza senso che non pervengono alla coscienza ma che risuonano con una forza destabilizzante.

“Siamo fedeli ai nostri antenati, ma anche e soprattutto a noi stessi: le «lealtà familiari» invisibili e inconsce”.

Approccio terapeutico della Schützenberger

L’approccio terapeutico della Schützenberger è definito integrato nel senso che utilizza proficuamente vari modelli concettuali: le lealtà familiari invisibili di Ivan Boszormeny-Nagy, le teorie di Nicholas Abraham e Maria Török sul fantasma nella cripta, l’effetto Zeigarnick di Bluma Zeigarnick e il concetto di figli sostitutivi.

Nell’ottica psicogenealogica, chi soffre a causa di un fantasma che risorge dalla cripta, soffre per via transgenerazionale di lealtà emotiva e immaginale ad un antenato, un legame di fascinazione con una persona mai conosciuta ma che influenza lo sviluppo dell’identità. La cripta si forma dentro l’Io a partire dall’incistamento nell’inconscio di vissuti traumatici e repressi appartenuti all’antenato e processi di natura dissociativa tengono in vita il contenuto ma ne sbarrano l’accesso alla coscienza.

Oggetti negati e forclusi si trasmettono attraverso le generazioni come affetti disturbanti che impediscono la possibilità di integrazione simbolica. Il blocco della funzione mitopoietica impedisce al campo psichico familiare di svolgere la funzione di spazio transizionale, luogo di trasformazione e risignificazione simbolica.

Gli aspetti patologici e patogeni dei segreti e dei non-detti penetrano gli interstizi transgenerazionali, attivando un doppio registro che genera una scissione tra gli aspetti pensabili ed accettabili, e gli aspetti scissi o negati che si mantengono vivi solo nell’inconscio.

Il fantasma che abita la cripta compie un percorso particolare nel tempo. Nella prima generazione, il segreto non si rivela: è indicibile per il dolore e la vergona che susciterebbe. Nella seconda generazione diventa innominabile: l’erede del segreto ne intuisce l’esistenza ma ne ignora i contenuti.

Alla terza generazione, il segreto diventa impensabile e non rappresentabile: il segreto conserva la sua energia ma è vietato alla coscienza. È il destino del fantasma che diventa un’ossessione e il cui portatore – il criptoforo – presenta un dolore senza diritto di esistere con sintomi e sofferenze indicibili.

L’importanza di terminare ciò che è stato iniziato”: la Schützenberger riflette sui compiti incompiuti e sul modo per curare le ferite aperte delle persone alle quali un trauma o un lutto non elaborato causano una costante ruminazione – pensieri ossessivi su ciò che non si è potuto contattare emotivamente o mentalizzare.

L’unfinished business lascia il suo imprinting negli eventi che si ripetono, secondo il mandato che i compiti interrotti hanno bisogno di una chiusura. L’autrice si avvale del concetto di effetto Zeigarnick per descrivere la situazione di persone affette da malattie terminali oppure da frozen life situations in cui la vita si congela in un passato eternamente presente e dimostra una risoluzione possibile attraverso il dispositivo terapeutico dello psicodramma.

Le prospettive future della ricerca si orientano verso un orizzonte sempre più meta-teorico e transdisciplinare. Il compito degli studiosi sarà di integrare anche le recenti scoperte neuroscientifiche sui neuroni specchio, una classe di neuroni specifici che si attiva sia nel compiere un’azione sia nell’osservarne l’esecuzione da parte di altri. Le ricerche collegano i neuroni specchio alla comprensione di comportamenti che manifestano un’intenzione non ancora esplicita ma orientata a risultati futuri – la previsione di un comportamento immediatamente a venire – codificando lo stesso atto in modo diverso a seconda dell’obiettivo finale dell’azione. La Schützenberger postula che il futuro della ricerca passi per questa strada e che si potranno finalmente formulare delle ipotesi di natura eziologica relative alle modalità di trasmissione transgenerazionale.