Biografia di Guglielmo Marconi

La biografia intima di Guglielmo Marconi

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Alle 3:45 del 20 luglio del 1937 il cuore di Guglielmo Marconi si fermò per sempre. Il dottor Frugoni fu l’ultima persona a vederlo vivo e ad ascoltare le sue parole che furono “Non me ne importa niente”.

La figlia Degna Marconi Paresce scrisse una biografia molto intima del padre e lo descriveva come una persona assente e dedita alla sua invenzione ma che non faceva mai mancare l’affetto alla propria famiglia.

Mio padre aveva particolarmente a cuore gli aspetti umani della sua invenzione. Immaginava che avrebbe potuto costituire un mezzo valido per mettere fine alla solitudine, ridurne i rischi e aiutare gli uomini a sentirsi più vicini e uniti.

Sono nata nel 1908, tredici anni dopo la scoperta di mio padre Guglielmo Marconi, destinata a rivoluzionare il mondo delle comunicazioni. Quando fui abbastanza grande per poter cominciare a ricordare, egli era completamente preso dal perfezionamento della sua invenzione, creata all’ultimo piano della nostra vecchia casa presso Bologna, e dal controllo delle complesse attività industriali e finanziarie che ne erano derivate.

Era il più delle volte assente, sia di persona, sia con lo spirito, poiché la sua dedizione alla propria opera era assoluta. Inoltre, avevo solo sedici anni quando mio padre e mia madre si separarono e i legami che univano la mia famiglia vennero a mancare. Eppure quest’uomo assorto e solitario, che già a vent’anni aveva eretto un muro contro ogni interferenza, ci prodigava un affetto continuo e devoto.

Noi lo accettavamo, come sono soliti fare i giovani, anzitutto come persona, ma non potevamo fare a meno di renderci conto che era anche un uomo celebre. La domanda che ci veniva posta continuamente non era mai: «Che cosa fa tuo padre?» Era invece: «Ti chiami Marconi? Sei parente di…?»

Così per me, nel corso degli anni, sono sempre esistiti due Marconi: lo scienziato e mio padre. Il primo era tutto assorto in cose che io non potevo capire. Il secondo, un essere umano complesso e affascinante, sono riuscita a vederlo con chiarezza solo a ritroso, mettendo insieme i frammenti della sua vita e i miei ricordi.

Una vita di lavoro che aveva avuto inizio a Pontecchio e finita a Roma. Pure, nessuno avrebbe allora potuto prevedere che le onde che mio padre aveva lanciato intorno al globo avrebbero penetrato un giorno lo spazio infinito. È grazie a lui che i satelliti in orbita ci parlano e ci trasmettono come specchi le immagini della nostra stessa terra. Raggiungendo la luna, l’uomo ha potuto comunicare attraverso lo spazio e questo ancora grazie alla visione di un giovane che, in un giorno d’autunno del 1895, mandò un segnale dalla soffitta della sua vecchia casa al fratello nella vigna al di là della collina.

L’intera storia del personaggio che ha rivoluzionato il modo di comunicare nel libro “Marconi, mio padre” una biografia scritta con il cuore interrogando la memoria di una adolescente cresciuta con il mito di Guglielmo Marconi.